(D.Stoppini) – A questo è arrivata la Roma. Al «tirate fuori le palle» urlato a fine partita ai giocatori, chiamati sotto la curva Sud ad ascoltare una contestazione impensabile solo fino a tre settimane fa. Sic transit gloria mundi: i risultati travolgono tutti, anche la Roma, anche Rudi Garcia, che sotto la curva non è andato ma nel frullatore delle critiche è finito eccome. Sconfitta dopo otto partite ufficiali – l’ultimo k.o. era del 10 dicembre contro il Manchester City –, la Roma non vince nei 90 minuti all’Olimpico dal 30 novembre. E il successo agli ottavi di finale di Coppa Italia con l’Empoli, ai supplementari, è arrivato in maniera quantomeno discutibile. Non è bastato neppure l’esordio di Ibarbo: la Roma è sparita. Lenta di testa e di gambe. E ormai fuori dalla seconda competizione stagionale, dopo la Champions.
PROBLEMI «È una situazione particolare, ma possiamo passare il turno per riprendere il nostro cammino», aveva detto prima del match Francesco Totti. Lo stesso Totti beccato dalle telecamere in un’espressione sconcertata dopo il raddoppio della Fiorentina. Sconcertato come Garcia, in fondo: «I fischi li accettiamo, i tifosi ci hanno incoraggiato fino alla fine, sono arrabbiati come noi per il risultato – ha detto l’allenatore francese –. Stiano tranquilli, perché questa squadra ha voglia di fare il massimo per tornare a vincere». Già, ma come? «È un momento di difficoltà, lo sappiamo. Ora la squadra è meno sicura e prende meno rischi. Dobbiamo far tornare la fortuna dalla nostra parte, serve fare due metri in più: così si torna a vincere. Ci restano due competizioni, ora sotto con il Cagliari. Presto torneranno gli africani, rientrerà anche De Rossi e saremo più forti. La delusione è per questa partita, non tanto per la Champions, competizione nella quale siamo arrivati terzi come da copione». Il problema è che la Roma di qualche tempo fa aveva abituato tutti a saper recitare anche oltre il copione: «Ma la qualità di una squadra si vede nei momenti difficili: ora deve uscire il carattere. Certo, non mi aspettavo tutti questi infortuni. Ma il momento più difficile della mia gestione non è adesso: è quando arrivai, un anno e mezzo fa».
REAZIONE Un modo per rimarcare quanto fatto, l’ennesimo richiamo alla memoria. Che però non è più sufficiente. La Roma «è malata, non basta prendere un’aspirina – dice il d.s. Sabatini –. Sapremo reagire. Il mercato è stato fatto un po’ in ritardo, l’allenatore e la squadra su questo non c’entrano. È in questi momenti che si deve cementare il gruppo».