(D. Stoppini) – Non è infortunato ed è già un successo di questi tempi a Trigoria. Nicolas Spolli porta la maglia 33, che in matematica viene considerato un numero idoneo e in medicina si usa per capire se nel torace tutto funziona bene. Ha la faccia di quello che non pensa di essere venuto a farsi una gita a Roma, nonostante il suo acquisto abbia suscitato tutto il contrario dell’entusiasmo, nei tifosi giallorossi. L’entusiasmo invece ce l’ha lui, anche nel raccontare che «quando mi ha chiamato Sabatini mi è sembrato davvero di vivere un sogno. Ho accettato subito, arrivare alla Roma è un orgoglio».
Sono pronto Orgoglio che Spolli ha fretta di dimostrare in campo. Non dev’essere semplice vivere con l’etichetta di riserva attaccata addosso: questo è il presente di Spolli. Già da Cagliari: domenica a Cagliari sarà in panchina, primo cambio nel ruolo di difensore centrale, considerata l’assenza per squalifica di Manolas. «Qui c’è grande concorrenza, ma la grinta è il mio mestiere — ha spiegato l’ex Catania —. Darò il massimo, poi sceglierà Garcia, ovvio. Ma una cosa posso dirla: vorrei chiudere la carriera alla Roma, è un augurio che mi faccio». Detto da uno che è stato preso in prestito con diritto di riscatto, va considerata quantomeno una garanzia di motivazione. In allenamento — raccontato a Trigoria — non si è presentato affatto male.
«Gioco sia come centrale destro che sinistro», dice lui. Planato in una grande squadra, passato da un inferno…all’altro: «Sì, perché perdere una partita alla Roma sembra che sia davvero un inferno. Ma questa è una grande squadra, non ho dubbi sul fatto che lotteremo per vincere sia il campionato sia l’Europa League». L’ottimismo non gli manca, come la grinta. «Ho già parlato con i miei compagni di reparto e con Garcia, sanno quello che posso dare e io so quello che loro vogliono da me — ancora l’argentino —. Sono pronto, a Catania ho saltato solo le ultime due gare, una per squalifica e l’altra per scelta tecnica». Poi l’argentino ha avuto anche modo di tornare sulla lite con Balotelli, con l’allora milanista che lo accusò di razzismo: «No, non sono razzista, non accadde nulla quella volta, tutti rimase in campo».
Meno certezze È accaduto tanto, invece, alla difesa della Roma in questo 2015: solo a Udine, nella prima partita del nuovo anno, la squadra di Garcia è riuscita a non subire gol. Poi c’è sempre stato almeno un errore grave a partita da mettere nel conto. Spolli arriva in una Roma che ha perso le certezze difensive della scorsa stagione e della prima parte di questa. Sarà, come dice Sabatini, che un anno fa di questi tempi in campo i giocatori si aiutavano di più l’un l’altro. Sarà — soprattutto — che sono cambiati i protagonisti davanti a De Sanctis. E allora c’è davvero spazio per tutti. In fondo, Spolli può appoggiarsi all’esempio di Yanga-Mbiwa, arrivato a Trigoria nell’indifferenza generale e poi di fatto diventato un titolare della Roma 2014-15. Tanto che il riscatto dell’ex Newcastle è diventato obbligatorio, a colpi di presenze. Hai visto mai…hai visto mai che Sabatini non si riferisse anche a lui, quando ha confessato il peccato di un mercato di gennaio tardivo.