(A. D’Urso) Ti aspetti la Roma, spunta l’Empoli. E i giallorossi entrano nel tunnel. Dominata nel primo tempo, la squadra di Rudi Garcia fatica a tirarsi su. Ancora una volta, è la difesa sul banco degli imputati: il fallo da rigore di Manolas su Saponara costituisce l’unità di misura della serata romanista in chiave difensiva. Un condensato di errori da matita blu.
Due centrali, Manolas e Yanga-Mbiwa, che non si parlano molto. Il linguaggio universale del calcio dovrebbe aiutarli. Eppure i due difensori vengono presi in mezzo dagli attaccanti dell’Empoli, così come era successo al reparto in occasione della sfida col Sassuolo per effetto di Zaza. Solo grazie al dinamismo di Nainggolan, all’acume tattico di Keita e alle sterzate di Ljajic l’allenatore riuscirà a riprendere i toscani, elettrici e imprevedibili. Ma, alla fine, Garcia non ometterà di sottolineare i limiti evidenziati dal suo reparto difensivo, che coinvolge anche gli esterni.
Qualche spiraglio di luce dentro al tunnel lo offre allora Ljajic. Per capire meglio la Roma bisogna ripartire da qui. Il serbo parte a destra in avvio di gara, si accentra dietro al falso centravanti Totti e poi si sposta pure a sinistra, in coincidenza con l’infortunio di Iturbe e l’ingresso in campo di Florenzi. Una squadra è l’espressione del gusto e del credo tattico del proprio allenatore. E non c’è dubbio che al francese l’attaccante serbo, sempre più utile alla causa, serva per sparigliare le carte dell’Empoli, i cui movimenti difensivi sono dettati da un’armonia di gruppo evidente. Non è nemmeno un caso che l’azione dell’1-1 origini da un’impennata dell’esterno, in accelerazione sulla fascia sinistra: il pallone servito in mezzo verrà poi allungato da Pjanic per Maicon, che d’interno trova l’angolino più lontano. Solo coi ritmi alti puoi creare difficoltà ai toscani e Ljajic li alza palla al piede anche nei momenti più difficili.
In un contesto di grande sofferenza Nainggolan e Keita tengono in piedi una Roma dagli equilibri fragilissimi, ma più determinata rispetto ad un primo tempo di errori e orrori, laddove il pubblico dell’Olimpico incrocia con lo sguardo uno dei peggiori Totti della stagione e laddove Pjanic latita in marcatura e le fasce dell’Empoli, vulnerabili, non sono terreno di caccia per nessun giallorosso. La svolta, intrisa di orgoglio ferito, nella ripresa. In forza anche di una buona condizione atletica.
Nella notte dei fischi ai giallorossi, gli esteti del calcio non possono non tributare un altro applauso all’Empoli, prodigio di provincia. La squadra di Sarri, tra le più organizzate in Serie A, dispiega il suo gioco con movimenti semplici, ma efficaci. I due attaccanti Maccarone e e Pucciarelli spesso si allargano per permettere a Saponara nel primo tempo di penetrare in profondità. Ma è in particolare il solito Valdifiori a mettere in crisi la Roma dei primi 45’, scambiando in continuazione con i due terminali offensivi, a turno in ripiegamento per aprire lo spazio al compagno cui destinare il lancio lungo.