(A. Pugliese) Otto partite consecutive senza una vittoria casalinga, se si eccettua quella ai supplementari in Coppa Italia con l’Empoli. Il tutto condito da una improvvisa difficoltà ad andare a segno (con la media-gol crollata da 1,88 a 0,92 a partita) ed un gioco che non è più fluido come una volta. Sono i sintomi di un malessere generale, quello che la Roma si vuole buttare alle spalle a cominciare già da stasera, quando all’Olimpico si troverà ad affrontare per la prima volta nella sua storia il Feyenoord. «Siamo in debito con i nostri tifosi, questa è una partita solo da vincere. Io mi fido della voglia dei miei, so che suderanno per farlo». È un po’ il manifesto di Rudi Garcia, l’uomo che vuole respingere tutte le difficoltà giallorosse. Se la Roma però dovesse fallire anche stasera, allora la crisi sarebbe definitivamente aperta.
A caccia di rispetto Intendiamoci, a Trigoria in questo momento nessuno mette in dubbio la posizione di Garcia (venerdì sera ospite dalla Carrà a «Forte Forte Forte» con De Sanctis, Sanabria e Paredes), il tecnico francese da questo punto di vista dorme sonni tranquilli. E lo fa in virtù anche della dote acquisita nei suoi primi 17 mesi giallorossi, in cui Garcia ha rianimato una squadra il cui battito cardiaco era praticamente piatto e ridato entusiasmo ad un piazza lacerata dalla finale di Coppa Italia persa con la Lazio. Adesso, però, Rudi deve trovare la medicina giusta per guarire la Roma, tachipirina o chemioterapia che sia, a seconda delle necessità. E deve farlo anche in fretta, prima che gli equilibri si rompano davvero. L’occasione propizia è proprio quella di stasera, anche per interrompere un’altra striscia negativa, quelle che vede la Roma non vincere in Europa da 5 gare consecutive (era già successo altre 4 volte nella storia giallorossa). «Dobbiamo qualificarci: abbiamo bisogno di esperienza, di farci un nome anche in Europa, di guadagnarci rispetto», continua Garcia. E di riprendere fiato ed entusiasmo.
Nell’ambiente e nel gruppo, del resto, non sono piaciute le ultime scelte di Garcia, quella di spedire subito in campo, contro il Parma, Gervinho e Doumbia. Entrambi di ritorno dalla Coppa d’Africa, con la pancia piena per il trionfo ed un problema in più a testa: il lutto di Gervais (per cui ha ritardato di un giorno il rientro a Roma) e l’ambientamento di Seydou. Stasera Gervinhosarà ancora dentro, Doumbia dipenderà da una serie di fattori. Ma quello che più conta per Garcia è soprattutto ritrovare fluidità nella manovra, avere maggiore spinta sugli esterni, una squadra compatta ed una difesa che appoggi di più la manovra. «Dobbiamo essere solidi dietro e tirare di più nello specchio della porta — è la puntualizzazione di Rudi — È qui che dobbiamo migliorare, perché poi di azioni ne costruiamo e questo vuol dire che la squadra gioca. Ma è chiaro che in attacco dobbiamo essere più efficaci».
Chissà, magari la Roma lo diventerà più avanti, tra più di un mese, quando recupererà anche Iturbe ed Ibarbo. «In Europa non c’è una squadra che ha avuto gli infortuni che abbiamo avuto noi — chiude Garcia — Io non parlo mai degli assenti, ma dei giocatori che ho a disposizione. E di loro mi fido al 100%, ma è chiaro che in questa situazione, con tutti questi problemi, essere a -7 dalla Juventus ed a +5 sul Napoli è più una cosa eccezionale che una cosa brutta». Per non renderla davvero brutta, in realtà, bisogna vincere domani. In caso contrario, la crisi sarebbe definitivamente aperta. Anche per Rudi Garcia.