(C. Zucchelli) Dice, con una sincerità rara tra i calciatori, che non sa se la Roma sia in grado o meno di vincere l’Europa League. Ma sa, Alessandro Florenzi, che per «arrivare lontano» non deve somigliare a quella che domenica non è riuscita a battere il Parma. Per questo, dice che la Roma sarà «agguerrita» e che, come in passato, vorrà tornare a mettere paura agli avversari: «Vogliamo dimostrare che la Roma vera c’è».
Lui, della vera Roma, in un modo o nell’altro fa sempre parte: titolare o subentrato, centrocampista, esterno d’attacco o, nelle ultime partite, di difesa, Florenzi è sì un tappabuchi (sua definizione), ma è soprattutto un jolly prezioso di cui Garcia raramente fa a meno. Col Parma è stato uno dei migliori in campo, con 8 cross (la media del ruolo è 1.16) la sua spinta propositiva è stata importante così come la sua precisione, visto che ha messo insieme 52 passaggi, quasi il doppio della media. In Europa non aveva mai giocato («Quest’anno per la prima volta ho fatto tre competizioni e a volte queste cose si pagano», ha ammesso), è stato impiegato in 6 partite su 6 con 351’, presidiando praticamente ogni zona del campo.
A Mosca è stato schierato come terzino destro, la risposta, anche grazie alle lezioni tattiche di Maicon, è stata talmente positiva che (anche) grazie a quella prestazione la società ha deciso di non intervenire sul mercato. Florenzi, dopo qualche perplessità iniziale – legata anche alla Nazionale, che teme di perdere per i continui cambi di ruolo – ha accettato e si è calato nella parte. Ormai non è più solo l’ex Primavera che gioca con quelli che una volta erano i suoi idoli, ma è una colonna del gruppo, tanto che ieri ha preso posizione, spontaneamente, su quanto successo domenica con Doumbia: «I fischi alla squadra erano meritati e li capisco, capisco meno quelli a Seydou. È la prima volta che li sento per un giocatore all’esordio, noi gli abbiamo spiegato che erano per la squadra, dati dal momento, e non certo personali. Se non lo ha capito glielo rispiegheremo, lui ha la massima fiducia da parte nostra». Garcia, accanto, ha annuito sorridendo. Magari per ritrovare la Roma servono (anche) queste dichiarazioni.