(A. Pugliese) Il paradosso è che l’ultima sconfitta risale a quasi 4 mesi fa, a Napoli. Almeno in campionato, senza considerare gli scivoloni giunti all’Olimpico in Champions (Manchester City) e Coppa Italia (Fiorentina). Ma i numeri a volte non bastano e allora ci ha pensato il Feyenoord ad aprire ufficialmente la crisi della Roma. Proprio nel momento chiave della stagione, quello in cui i giallorossi si giocheranno in due settimane un po’ tutto, tra Italia ed Europa. Ma dove affondano le radici di questa crisi?
GAMBE E PAURA La Roma è vittima delle sue paure e delle sue insicurezze. Complice una tenuta atletica approssimativa che ha fatto perdere brillantezza, le gambe faticano ad andare e la palla sembra diventata infuocata. «Quando le squadre vanno in difficoltà è difficile trovare le cause reali — dice il d.s. Walter Sabatini — La condizione della squadra è sufficiente, lo sprint lo troveremo nel tempo. Non ci sono colpevoli, ma situazioni da analizzare. Con il Feyenoord ho rivisto barlumi di una Roma bellissima. Viviamo una frustrazione tecnica, ma il modo di guardarsi nello spogliatoio è sempre lo stesso». Già, perché poi quando si va male vengono fuori quelle crepe celate dai risultati. Su queste, sul gruppo, deve lavorare Garcia, che da quando è a Roma ha dimostrato di essere un fine psicologo. «Lui è sempre lo stesso grande tecnico della scorsa stagione». E infatti ieri Garcia ha dedicato parte della seduta proprio al team building, tra lavori specifici e giochi vari.
FESTA A META’ Già, Garcia. Ieri ha festeggiato a Trigoria i 51 anni, volendo condividere con molti (compreso ufficio stampa e marketing) il brindisi a colpi di champagne (e teglie di pizza). «Sono felice di passare il mio compleanno così: è con una grande squadra che si preparano le grandi vittorie», il messaggio. Rudi prima aveva parlato al gruppo («Io ci credo ancora, possiamo vincere, non mollo») e con i dirigenti (Baldissoni e Sabatini). «Garcia crede nei giocatori, li tirerà fuori da questa situazione — dice il d.s. — Gli auguro di ritrovare leggerezza nella squadra e continuità nei risultati».
TOTTI, DDR & MIRE Alcune scelte del francese sono apparse strane e a qualcuno è suonato come un campanello d’allarme anche il doppio cambio Totti-De Rossi. Prima di Garcia lo aveva fatto Ranieri nel derby del 2010, quello di giovedì è un’altra storia: Totti ha 38 anni e dovrebbe essere «solo» la ciliegina sulla torta, De Rossi viene da un infortunio ed è sottoritmo. Non sono queste le scelte controcorrente, piuttosto a preoccupare è la voglia della squadra, il cuore («Forse i giocatori dovrebbero mettere qualcosa in più, ma non so cosa», continua Sabatini). E la condizione di Pjanic, che giovedì si è perso nel lavoro di copertura su Clasie. «Quando ritroverà le sue giocate, riavremo il centrocampista di livello internazionale», dice Sabatini.
L’AUTOCRITICA E poi c’è il mercato, quello di gennaio di certo non ha rinforzato la Roma. Almeno a stretto giro di posta, con lo stesso Sabatini che ieri, in tal senso, ha fatto autocritica: «Ho fatto delle scelte discutibili: la nostra crisi non è irrisolvibile, la squadra aveva bisogno di una zampata, di un gol, ma forse ho sbagliato modi e tempi. Abbiamo preso Ibarbo e Doumbia che sono molto forti, ma uno è infortunato e l’altro era di ritorno dalla Coppa d’Africa. Avrei dovuto fare scelte per un beneficio immediato alla squadra, il vero Doumbia col Feyenoord avrebbe fatto due gol». In attesa che ciò si avveri e che magari anche la coppia centrale di difesa (Manolas-Yanga Mbiwa) torni a essere presentabile, la Roma di oggi manca soprattutto di personalità. Gente come Strootman, Castan e Benatia difficilmente la sostituisci a livello di carattere. E nello spogliatoio si sente eccome. Soprattutto se poi ti manca anche uno come Maicon. Il brasiliano tornerà dopo la Juventus, un problema in più per Garcia.