(F. Licari) Meglio dirlo subito, per evitare choc e prepararsi in anticipo al piano B: qui rischiamo di perdere Conte. Il c.t. non ha preso bene le «concessioni» del consiglio di Lega e c’è da capirlo. Decidere di «non» decidere la data della finale di Coppa Italia – lasciando tutto in sospeso in attesa di chi la disputerà, invece di fissare un giorno e basta – non configura quel sostegno alla Nazionale che Conte aveva chiesto più volte con foga «contiana». Stiamo parlando del più grosso investimento della Figc di sempre, con coinvolgimento degli sponsor, per rimediare a una crisi non irreversibile ma che richiede interventi d’urgenza. Ci sono c.t. caduti per la Corea e altri per un’amichevole di beneficenza in Bosnia: perderne uno per una finale di Coppa Italia spostata e uno stage mancato sarebbe paradossale. Se ne sono accorti i padroni del calcio italiano?
SBATTERE LA PORTA Dei pieni poteri promessi al momento della firma non c’è traccia. Degli stage assicurati da Tavecchio, idem. Probabilmente Conte è un c.t. che pretende tanto, troppo, l’impossibile, addirittura che i nostri club si allenino con intensità europea, ma nessuno dica che non si sapeva in partenza. Ha questionato più volte con Andrea Agnelli, fino a sbattere la porta a ritiro cominciato. Pensate non possa farlo con una federazione che si mostra comunque debole nel rapporto con la Lega?
DIMISSIONI? Ora Conte potrebbe cambiare idea su una questione cruciale, le dimissioni, pur se in un colloquio serale con Tavecchio gli è stato garantito che alla fine sarà accontentato e presto rassicurato dalla Lega stessa. Le considerava un gesto sbagliato, una debolezza, un «tradimento» di un impegno preso. Ma in queste ore l’impressione è che lui possa sentirsi tradito e quindi sciogliere virtualmente il patto. Le strade praticabili sono due. Intanto, un graduale disimpegno, interpretando cioè in maniera sempre meno estensiva il suo ruolo. Niente più progetti di stage. Niente lezioni, in tuta e scarpette, ai giovani. Niente più appelli al bene comune. Poi, l’addio anticipato. Alla prima offerta economicamente interessante e tecnicamente convincente.
PRETENDENTI Dalla sua Conte ha l’immagine, fin qui intatta, di vincente, moltiplicata dall’essere un tecnico di una scuola sempre più apprezzata nel mondo. Trap, Lippi, Capello, Ancelotti: il primo grande club europeo in difficoltà, e con le casse piene (chi ha detto Psg?), non ci penserà un attimo prima di contattarlo (se non l’ha già fatto). Ma anche in Italia club in cerca di scosse non mancano.
FINALE E RAI La fine del campionato il 15 maggio 2016 è un buon risultato ma non basta. Lo stage facoltativo, no: d’accordo che non sono date Fifa, ma la Lega è composta dai club che possono decidere il calendario e non l’hanno fatto. La Coppa Italia nel limbo – alla Lega piaceva sabato 21 –, aspettando le finaliste e il cammino delle italiane in Europa, è la conferma che le sorti della Nazionale non sono in cima ai pensieri dei club (pur se l’anticipo delle semifinali al 2 marzo consentirà più flessibilità di date). C’è anche il problema del contratto tv con la Rai da firmare, con parecchi soldi in ballo.
BUONA VOLONTÀ A chi gli ha fatto notare che negli altri Paesi (Inghilterra, Francia, Germania) le finali sono il 21, il c.t. ha risposto l’altro giorno, sostenendo che l’Italia non ha bisogno di un selezionatore ma di un «allenatore». Un gesto di buona volontà della Lega poteva essere questo: fissare una data gradita al c.t. e, in seguito, spostarla in caso di incroci pericolosi di coppe. Come fatto con la Supercoppa: programmata l’8 agosto ma, se una delle finaliste sarà impegnata nel terzo preliminare di Europa League, o nella Supercoppa europea, spostata al 16 agosto. Un terzo preliminare vale più di un Europeo?