(M. Iaria, V. Piccioni) – Da «quella del sorteggio sarà una questione che porteremo nelle sedi opportune » al «non ho fatto nessuna apertura, terremo conto dell’opinione dell’Aia». Nel giro di 24 ore Carlo Tavecchiochiarisce la sua posizione, un po’ per non finire nel tritacarne dei rapporti burrascosi tra società e arbitri, un po’ per smarcarsi da Claudio Lotito, padre della proposta e gran tessitore in Figc e Lega. Insomma – filtra da via Allegri – il tema non è un tabù, ma non c’è nemmeno una condivisione di vedute col patron della Lazio. Ci sono alcune società di Serie A, come Lazio, Genoa, Udinese, che continueranno a spingere sull’acceleratore ma, indipendentemente dal volere dei club, l’Aia può esercitare una sorta di potere di veto. Ed è lo stesso Tavecchio, a Radio 24, a lasciarlo intendere: «Non ho fatto nessuna apertura sul sorteggio arbitrale perché queste decisioni non sono di competenza del presidente: se ne discuterà eventualmente in consiglio federale, tenendo conto del parere determinante dell’Aia».
CONTRARI Dal canto suo, l’Aia ha già fatto sapere chiaramente come la pensa. Nell’intervista di ieri alla Gazzetta il presidente Marcello Nicchi ha rispedito la proposta al mittente con un tono che svela tutta l’insofferenza di quel mondo verso il contraltare politico: «Il sorteggio non lo faremo mai. Questo è sicuro: spero che il messaggio arrivi forte e chiaro. Una eventuale richiesta della Lega è legittima, ma forse è bene spiegare che sono gli arbitri a decidere. E su questo punto c’è poco da perdere tempo: la nostra risposta è un no secco. Forse qualcuno ha la memoria corta e si è dimenticato che cosa è accaduto negli anni scorsi con sorteggi e griglie (il riferimento è a Calciopoli, ndr)». Insomma, il muro contro muro è totale. I rapporti sono già compromessi, sin dall’elezione estiva di Tavecchio segnata dal distinguo dell’Aia che votò per Albertini. Gli arbitri si lamentano per le mancate prese di posizione del vertice Figc in difesa della categoria ogni qualvolta arrivano critiche da parte di questo o quel presidente di club. C’è poi la minaccia di tagli che incombe e resta in bilico il ruolo degli arbitri di porta. Tavecchio ribatte: «Non riesco a vedere cosa c’entra la polemica delle elezioni. Io non ricordo di essere maggioranza o minoranza, sono il presidente federale e basta». E via a ricordare i provvedimenti sanzionatori contro le violenze a danno dei fischietti, il funzionario Figc che lavora ora per il marketing dell’Aia, «il riconoscimento del codice fiscale per tutte le sezioni arbitrali, un’autonomia di ricchezza sul territorio ».
GIUSTIZIA Si è scongelato, invece, il dissidio a livello di giustizia sportiva tra il procuratore federale Stefano Palazzi e il procuratore generale dello sport Enrico Cataldi. Il conflitto di competenze è stato oggetto di una riunione in Figc a cui hanno partecipato, oltre ai diretti interessati, Malagò e Tavecchio. La Federazione fa sapere che il clima era di «massima cordialità» e che «si è ribadita la totale sintonia politica e tecnica nel rispetto delle reciproche funzioni delle procure in ossequio ai vigenti codici della giustizia sportiva».