(A.Pugliese) – È il pareggio che, di fatto, mette virtualmente fine alla corsa scudetto. Nonostante una buona partenza, la Roma si arena anche a Verona, non riesce a dare un calcio alla crisi e – complici le solite paure – scivola a -9 dalla Juventus. Per il Verona, che veniva da 4 sconfitte nelle ultime 5 gare, un pari invece prezioso, che gli permette di tenere a distanza la zona da allarme rosso e di ricaricare pile ed entusiasmo.
BOTTA E RISPOSTA — Mandorlini opta per un 4-3-3 che è tale solo sulla carta, perché poi gli esterni d’attacco sono più bassi che alti e il Verona gioca spesso con un 4-5-1 che diventa anche 5-4-1 (con Gomez sulla linea dei difensori), con un baricentro bassissimo e le linee difensive schiacciate negli ultimi 25-30 metri di campo. Garcia invece rilancia Florenzi come esterno basso, preferisce Keita a De Rossi in regia e conferma Totti al centro dell’attacco, per provare a sfruttare la velocità delle ali. E di fatto è un monologo giallorosso per almeno mezz’ora, con la squadra di Garcia che ha una supremazia territoriale a tratti imbarazzante e il Verona che pensa solo a non concedere ai giallorossi spazi pericolosi. Così Gervinho si perde un pallone d’oro in area, Nainggolan e Ljajic impegnano Benussi rispettivamente da fuori e sugli sviluppi di uno schema da fermo, poi è Manolas a sfiorare il gol di testa su angolo di Pjanic. Nel frattempo Totti si è già abbassato molto per entrare nel vivo del gioco ed al 26′ è proprio il capitano a sbloccare il risultato con un destro da 25 metri che brucia Benussi a fil di palo. Sembra l’inizio di una nuova gara (lob di un soffio alto di Ljajic) ed in effetti lo è, perché la Roma di colpo smette di tenere in pugno la partita, si fa prendere dalle solite paure e il Verona trova il modo di tirare fuori la testa dal guscio. Così al 37′ arriva il primo tiro (fuori, di Halfredsson) dei veneti, che un minuto dopo pareggiano con un colpo di testa di Jankovic che sembra innocuo, ma che con la doppia deviazione Astori-Keita finisce lento alle spalle di De Sanctis. Come sempre, serve uno schiaffo per riprendersi così la Roma (che al 40′ perde Florenzi per infortunio, k.o. la caviglia sinistra) si scuote, si rialza come baricentro e sfiora il nuovo vantaggio in chiusura (45′), con una punizione di Ljajic che si stampa sulla traversa.
EQUILIBRIO E BATTAGLIA — La ripresa è tutta altra gara. Mandorlini decide di giocarsela, il Verona sale di ritmo ed intensità e la conseguenza è che cominciano a crearsi anche gli spazi per andare. Forse anche troppi, con le due squadre che si allungano pericolosamente e ribaltamenti continui di fronte. Così il primo brivido lo porta Gomez, anche se poi è Halfredsson ad andare ad un soffio dal gol a botta sicura, con Torosidis che salva alla disperata sulla linea. Poi si torna lentamente al copione del primo tempo, con il Verona rintanato negli ultimi 25 metri e la Roma a cercare spazi senza trovarli. Rispetto ai primi 45′ c’è però che stavolta il Verona ha voglia anche di offendere ed in contropiede prova a fare male, anche se la qualità delle giocate è spesso rivedibile. Di fatto, però, si battaglia in lungo e largo, ma le idee latitano ed i pericoli arrivano con il contagocce. Finisce così, con un pari che dà fiato al Verona e probabilmente segna la parola addio ai sogni tricolori della Roma. dal nostro inviato.