(M. Ferretti) – Tutto è cominciato un girone fa, la sera del 24 settembre dello scorso anno: quarta giornata, Roma (tre vittorie di fila alle spalle) in casa del Parma e dopo meno di mezzora di gioco in vantaggio grazie ad un gol di Adem Ljajic, il suo primo in campionato. Una specie di liberazione, per il serbo, al centro di mille perplessità sia da parte della critica che dei tifosi. Quella rete, a ben vedere, gli ha cambiato la vita, almeno quella tinta di giallo e rosso. Perché oggi, cioè un girone dopo, Adem è il miglior cannoniere della squadra di Rudi Garcia: otto gol (e un calcio di rigore sbagliato, in casa del Genoa). Domenica scorsa, su assist perfetto di Verde, ha portato la Roma avanti a Cagliari, dando il la ad una vittoria pesantissima sia dal punto di vista psicologico che numerico. Con la Juventus salita a più 10 era fondamentale dare un segnale a se stessi e al campionato: il gol del serbo ha (ri) dato forza e speranza al gruppo giallorosso, bisognoso come non mai di rinnovate certezze.
TECNICA E TATTICA Otto gol, per lui, dopo aver convinto Garcia a dargli fiducia in maniera totale: Rudi l’ha sempre considerato un validissimo attaccante («Un diamante grezzo », ricordate?), ma nella passata stagione non l’ha mai impiegato con continuità. Anche perché non s’è mai capito con esattezza quale fosse il ruolo ideale di Adem nel sistema di gioco del francese. Che, alla fine, gli ha ritagliato uno spazio sulla corsia esterna di sinistra: Ademlì si è sentito a casa sua e, sfruttando le sue qualità tecniche, ha cominciato ad inquadrare la porta, a far male agli avversari. Prima della trasferta di Cagliari, Ljajic era andato a segno anche a Firenze, senza esultare: Firenze, del resto, è stata la sua città per tre anni e con la maglia viola – nel campionato 2012-13 – ha segnato 11 reti, che resta il suo miglior bottino italiano. Ad Adem, insomma, mancano appena quattro gol per stabilire il suo nuovo primato e il tempo per riuscirci non gli manca. Sebbene stia combattendo da un po’ di tempo con un problema al piede, Garcia lo considera intoccabile: a lui, in questo periodo (e non soltanto per questioni di emergenza) non rinuncia mai.
VOGLIA DI 10 Non che il francese gli abbia cucito la squadra addosso, ma Ljajic, oggi, nella Roma riveste una notevole importanza strategica: perché può giocare sia nel 4-3-3 (facendo l’attaccante esterno e anche il falso nueve) che nel 4-2-3-1 (attaccante esterno o trequartista). Lui non si sente un centravanti e nemmeno una prima punta classica: un attaccante esterno sì; una seconda punta, ecco. Deve avere la possibilità di partire largo ed entrare dentro il campo per chiudere l’azione. Le qualità non gli sono mai mancate, ma il nuovo Ljajic è soprattutto un ragazzo che ha ricominciato a credere in se stesso, che si è scrollato di dosso mille paure, che è tornato a sorridere. E, si sa, quando la testa è a posto, anche le gambe girano meglio. E si provano numeri e giocate che, in tempi di scarsa autostima, erano finiti nel dimenticatoio. Non è ancora arrivato alla doppia cifra ma, lo sanno tutti, la Roma non è una squadra di bomber: ecco perché i suoi otto gol, nell’economia della squadra, non valgono poco. Contro il Sassuolo ha firmato una doppietta, l’unica (finora) del suo campionato, ora aspetta il Parma per concedere il bis, con tutto il rispetto per i colleghi emiliani. Per una domenica da 10.