(U. Trani) – La Juventus rimane a più 7, dopo il pari di Udine. Il distacco dalla capolista, dunque, non cambia, anche se le partite al traguardo adesso sono meno: 17. Se la classifica, guardando in alto, resta la stessa, è diversa guardandosi alle spalle: il Napoli terzo si avvicina, salendo a meno 4. La Roma, imbattuta da 11 giornate, deve difendere almeno il suo secondo posto sul podio per la Champions: i 4 pari consecutivi in campionato hanno certificato l’attuale malessere dei giallorossi. Nelle stesse 4 gare del torneo il gruppo di Allegri ha guadagnato 6 punti, quello di Benitez ne ha recuperati 5. L’improvviso rallentamento di inizio 2015 rischia di compromettere la stagione. Merita, dunque, l’analisi più approfondita possibile per capire che cosa sta accadendo dentro Trigoria. Non è certo quella di Garcia che in pubblico, davanti alle telecamere, dice di essere felice della reazione nei secondi tempi e in privato, prima dell’allenamento di ieri, chiede a ogni giocatore di «dare di più». Nessuno è esente da colpe: società, tecnico e squadra. Superficialità, approssimazione, anarchia e presunzione sono i peccati di quest’annata in cui sono stati commessi troppi errori. Da parte di tutti. Lo scudetto, la Coppa Italia e l’Europa League sono ancora 3 obiettivi. Niente è compromesso, ma serve la sterzata. Non solo in campo.
SOCIETÀ INCERTA – Pallotta non si vede da prima di Natale. Si è sentito, invece, a metà gennaio, per rispondere al collega laziale Lotito. Il presidente ha delegato, fin dal giorno del suo insediamento, il management italiano e l’amico Zanzi. Si confronta spesso con il ceo e gli altri dirigenti. Perché nella sfera tecnica non è mai entrato, lasciando campo libero al dg Baldissoni e al ds Sabatini. L’alibi della lontananza, dunque, non regge: un anno fa sono arrivate le 10 vittorie di fila e il secondo posto. Il mercato è invece pane quotidiano nella capitale. Vale la pena discuterne. Le scelte estive si stanno confermando poco mirate; 1) non sono arrivati due terzini titolari, uno a destra e uno a sinistra: dimenticando le condizioni fisiche di Maicon (reduce dal mondiale proprio con l’altro convalescente cronico Torosidis), ecco tre mancini, ma Emanuelson è già andato all’Atalanta, Cole guadagna tanto e non gioca più e Holebas fa il titolare perché non c’è di meglio in rosa; 2) non è stato preso il vero numero 1, visto che De Sanctis, spesso insicuro, si era operato alla fine del torneo scorso; 3) troppi investimenti concentrati sui giovani: da Uçan, snobbato dall’allenatore, a Iturbe, pagato 31 milioni e ancora non sbocciato (e spesso, come sabato, costretto alla resa). Le operazioni invernali non sono giudicabili, mancando ancora qualche ora alla chiusura di questa finestra di mercato. Non tutto fin qui è andato come anche Garcia avrebbe sperato: 1) sbagliata la tempistica della cessione di Destro: contro l’Empoli, in panchina, sono andati Verde (entrato poi in corsa) e Vestenicky, con l’ex centravanti già a disposizione invece di Inzaghi (e se lui e Borriello sono sostituiti da Doumbia e Ibarbo, è l’ammissione di un settore inizialmente sopravvalutato e incompleto); 2) con Maicon in apnea, il terzino destro è obbligatorio: Florenzi non basta per tre competizioni; 3) il sostituto di Castan, non solo numericamente, serve davvero, perché il reparto non dà garanzie (incassati 5 gol in più di un anno fa): De Rossi sta male e non può essere preso in considerazione, Benatia non c’è più e Yanga Mbiwa e Astori, più di Manolas, faticano a non farlo rimpiangere.
TECNICO CONFUSO – La Roma, 7 punti in meno di un anno fa quando era a 6 dalla Juve e con 6 di vantaggio sul Napoli, è ormai incudine più che martello. Se attacca è prevedibile e solo ripartendo diventa pericolosa. E’ come se non potesse giocare senza Gervinho. Garcia sembra meno presente. Ha preso atto dell’involuzione del gruppo senza intervenire: 1) urgenti sono gli addestramenti specifici, perché tatticamente tanti restano i difetti: assetto lungo, poco pressing e risparmio al tiro (segnati 11 gol in meno rispetto all’ultima stagione); 2) non trasmettere convinzione ai giocatori: l’approccio al match è stato sempre (o quasi) fiacco; 3) il cambio di preparazione atletica (e del preparatore) finora non ha convinto: gli infortuni non sono solo casuali.
SQUADRA DISORIENTATA – Dentro Trigoria assicurano: il gruppo è unito. Alcuni giovani, però, vogliono scappare. E alcuni rinnovi contrattuali hanno tenuto banco per troppi mesi. Il rendimento di diversi interpreti è scadente: 1) i senatori sono usurati; 2) chi corre lo fa senza senso e per conto suo, come Nainggolan o Florenzi; i più talentuosi si nascondono, perché privi di personalità, tipo Pjanic; 3) senza vittorie, cresce l’egoismo dei singoli, anche in campo e più di quanto si pensi.