(U. Trani) Non basta avere la seconda difesa del campionato per stare al sicuro. Più che i numeri, sono le prestazioni della linea arretrata e dei singoli a confermarlo. Garcia sa bene che il reparto è almeno da registrare: 17 reti subite in 22 turni (13 un anno fa), ma anche le 14 incassate nelle 6 gare di Champions e le 3 in 2 match di Coppa Italia. Spesso dietro si balla e si sbanda. Nella stagione scorsa la Roma non incassò gol in 23 delle 42 partite giocate (21 volte nell’ultimo torneo), in questa solo in 11 su 30 (tutte in campionato). Almeno 3 le cause del rendimento altalenante: 1) i rinforzi non sembrano adeguati; 2) il logorio di alcuni interpreti non permette di puntare sempre sulla stessa difesa; 3) i centrocampisti e gli attaccanti non collaborano come dovrebbero.
IMPOVERIMENTO ACCERTATO – Ceduto ad agosto Benatia e perso subito pure Castan, il settore è cambiato proprio al centro, dove la Roma ha schierato per tutta la scorsa stagione due interpreti di primo piano. Gli innesti non sono risultati altrettanto efficaci. E, di sicuro, sono meno bravi: Manolas, il più giovane tra i nuovi arrivati, è veloce ma ancora acerbo; Astori fa il titolare e invece doveva essere solo il cambio in corsa; Yanga Mbiwa, acquisto last minute, si distrae sempre sul più bello e Spolli, a Trigoria dal 3 febbraio, deve ancora debuttare. E sulle fasce la situazione è addirittura meno rassicurante: Balzaretti è out dal novembre 2013, Maicon non garantisce la piena affidabilità, lo stesso Torosidis vive un’annata travagliata per i frequenti infortuni, Cole va al minimo e Florenzi è l’uscita d’emergenza. L’unico certezza è Holebas. La difesa sarà il reparto da rivoluzionare a fine stagione: in mezzo può tornare Romagnoli, ma in bilico sono le conferme di Astori (pagato 2 milioni, per tenerlo ne servono altri 5) e Spolli (spesa di 1,5 milioni, riscatto con 1,5). Sistemato Emanuelson, è da piazzare Cole (ha 1 anno di contratto): bocciati entrambi i mancini che sono arrivati in estate e non si sa ancora perché. Da valutare ovviamente Maicon (anche lui va in scadenza il 30 giugno 2016). Sicuri, per ora, Torosidis, Yanga Mbiwa, Manolas e Holebas. Serviranno minimo 4 novità: 2 al centro e 2 sulle fasce. E, ovviamente, si sceglierà il portiere titolare, con De Sanctis retrocesso vice.
CAMBIARE NON AIUTA – La linea a quattro è stata diversa in 15 gare su 30. Alternare, e quasi mai volutamente, gli interpreti diventa spesso controproducente. Perché più della freschezza, conta la sintonia. Il reparto, senza riferimenti fissi, fatica. Solo in tre casi gli stessi quattro hanno giocato due partite di fila. Funzionando bene, per la verità, solo la prima volta: successo casalingo contro il Verona, pari in trasferta con il City, schierando Maicon, Manolas, Yanga Mbiwa e Cole, a Roma guidati da De Sanctis e a Manchester da Skorupski. Due sconfitte, invece, con Torosidis, Manolas, Yanga Mbiwa e Holebas: a Napoli e a Monaco, sempre con portieri diversi, il titolare in campionato e il vice in coppa (e scambio di posizioni tra i due centrali). Vittoria a Udine e pari nel derby con Maicon, Manolas, Astori e Holebas. Il quartetto più utilizzato: Maicon, Manolas, Yanga Mbiwa e Holebas: domenica contro il Parma non sarà replicabile, per la squalifica del mancino. Probabilmente rivedremo proprio Maicon, Manolas, Yanga Mbiwa e Cole, schieramento proposto in tre gare: contro il Cagliari, il Verona e il City (7 punti).
ADDESTRAMENTO E SACRIFICIO – Mancano gli uomini e la difesa base. Ma è anche vero che Garcia deve chiedere più lavoro a chi gioca in altri settori. Fondamentale il lavoro degli esterni d’attacco e delle mezzali. Non basta il regista davanti alla difesa a far da schermo. L’assetto non si deve allungare, diventando vulnerabile (il pericolo viene dalle verticalizzazioni). Non è colpa solo della la linea arretrata che si abbassa. Tocca a chi sta davanti rientrare e aiutare. L’unica soluzione è l’addestramento quotidiano. Con più movimenti di gruppo. Per essere squadra.