(A. Angeloni) – «Se non si vince, bisogna stare zitti. Bisogna proteggere il secondo posto provando a vincere tutte le partite e forse, sottolineo il forse, questo è l’unico modo per attaccare il primo». Sono passati quattro mesi o poco più dalla notte dello Stadium, un girone fa, e Rudi Garcia oggi non può ammetterlo, ma a questo benedetto/maledetto tricolore anche lui crede ormai davvero poco. Sicuramente meno dal giorno in cui ha manifestato tutta la sua sicurezza con quel «vinceremo lo scudetto». Era il post Juve-Roma, giallorossi «derubati», lo scoramento generale aveva invaso la città e la squadra e tutto questo aveva spinto l’allenatore a “spingersi” oltre.
Lui comunque, al di là delle strategie dialettiche, ci ha creduto davvero, forse non si aspettava questo crollo, questa dispersione fisica dei suoi calciatori. La Roma non perde, è vero, ma la pareggite ormai è un male endemico, che va avanti da un paio di mesi. «E’ una pareggite acuta », sottolinea il tecnico giallorosso dopo l’ennesimo 1-1, stavolta con un Verona non certo esaltante. La “x” del Bentegodi gli trasmette sensazioni leggermente diverse, meno negative, soprattutto per il primo tempo giocato a buoni livelli. «E di questo sono contento: i ragazzi hanno ritrovato un po’ di fiducia. Poi abbiamo preso un gol incredibile, è stata solo sfortuna. Purtroppo ci manca sempre 1 per far 31. E la ripresa? Nel secondo tempo era previsto di stare meno bene sul piano fisico, venivamo da una partita giocata giovedì: abbiamo perso palloni troppo facili e siamo mancati di pazienza». E la Roma è scesa a meno nove dalla Juve ele inseguitrici mettono pressione. La stagione va verso il fallimento? «Quest’anno abbiamo perso occasioni e punti importanti, ma il campionato rimane ancora lungo. Non la vedo come un fallimento: siamo usciti dalla Champions ma eravamo in un girone di ferro, ora c’è l’Europa League e dobbiamo vincere per qualificarci e poi chiudere nel migliore dei modiil campionato».
LE SOSTITUZIONI Florenzi esce in ritardo, Totti forse lascia il campo troppo presto. Considerazioni che Rudi non condivide. «Florenzi ha lasciato il campo per via della distorsione alla caviglia e dopo la botta aveva detto di sentirsi bene. Totti? Io spero sempre che qualcuno, quando esce, non sia mai felice e il capitano è uno di questi. Non bisogna cercare problemi dove non ci sono ». In campo c’è chi si aspettava più De Rossi che non Totti, sostituiti contemporaneamente contro il Feyenoord. «Daniele ha cominciato le ultime due gare e stavolta ha riposato; quanto a Francesco, ha giocato, e bene, sessantacinque minuti, ha segnato e poi ho pensato pure alle altre partite che dovremo disputare. Bisogna risparmiare energie». Che già non sono moltissime. Poi c’è il capitolo Doumbia, che alla terza apparizione mostra peggioramenti. Rimpiangere Destro non è corretto, ma qualche ragionamento in questo direzione (scelte di mercato in generale) va fatto. «Doumbia ha bisogno di lavorare perché si è fermato a inizio dicembre in Russia e poi è andato in Coppa d’Africa, piano piano recupererà, ha bisogno solo di un gol per ritrovare la fiducia. E poi non è giusto continuare a paragonare la rosa di quest’anno con quella della passata stagione e sostenere che non ci siamo rafforzati adeguatamente. Quest’anno abbiamo avuto più impegni e tanta sfortuna, non conosco in Europa un’altra squadra con problemi così numerosi. Adesso non dobbiamo perdere la fiducia».