(A. Angeloni) – Rudi Garcia ha un po’ perso la bussola, ma meno male che c’è la Juve… La Roma non corre nel primo tempo e usa i nervi nel secondo. Attacchi sterili, possesso lento, cambi discutibili, scelte azzardate, forse inopportune. Doumbia e Gervinho contemporaneamente in campo sa di mossa dell’improvvisazione e la motivazione che viene data a fine partita è forse peggio della scelta. «Il loro entusiasmo poteva essere una cosa buona per noi». L’entusiasmo, è forse un po’ poco. Per vincere le partite, è vero, serve il piacere di giocare, la verve, ma anche una logica tattica che la Roma aveva fino a qualche tempo fa. Il problema è che in quel contesto un neo arrivato, Doumbia, e uno stanco e con la pancia piena per vittoria in Coppa d’Africa, Gervinho, si sono trovati sul collo tutte le responsabilità. Troppe. Come a dire: con loro, cambia tutto. Invece no. Segnale sbagliato a chi invece è finito in panchina per fare spazio agli ivoriani.
QUESTIONE DI FEELING I fischi fanno male, Garcia sembra aver perso feeling con la gente. «Nessuno fa le cose perfettamente, ma serve solo concentrarci sul futuro, il passato non conta, oggi i giocatori sono diversi dalla passata stagione, è una rosa completamente diversa. Ma non ci sono alibi, contro il Parma si poteva vincere lo stesso. Ora però guardiamo avanti, a giovedì in Europa League, vogliamo vincere prima per noi e poi per i tifosi che hanno fischiato perché sono delusi. Ma noi lo siamo quanto loro. Lo scudetto? Non è il momento per noi di parlare della classifica dobbiamo tornare alla continuità e all’efficacia. Bisogna ritrovare il nostro gioco: siamo troppo lenti e prevedibili. Dobbiamo concentrarci e avere più ritmo, solo così potremo tornare alla vittoria e sarà l’obiettivo di giovedì. Non basta non subire reti come». Ora non si parla più di scudetto, anche perché rimontare la Juventus non sarà facile e soprattutto, oggi, non è pensabile sfidare i bianconeri in queste condizioni. Per quanto servirà lo scontro diretto del prossimo 2 marzo, la Roma non potrà presentarsi in questo stato. «La cosa che sarà importante sarà tornare con i giocatori al cento per cento e tutti disponibili». Un’altra cosa che non ha convinto: la sostituzione di Ljajic. «Servivano giocatori sulle fasce in grado di saltare l’uomo. Ljajic faceva il trequartista quando abbiamo cambiato sistema di gioco».