(A. Angeloni) Walter Sabatini sceglie i canali ufficiali (Roma radio) per definire i problemi della Roma. Che ci sono e non ci sono. Alcuni sono visibili, altri nascosti. Il ds se la prende più con se stesso (ma fino a un certo punto) che con l’allenatore e la squadra. Il problema principale, come al solito, è filosofico. «La squadra vive una sorta di frustrazione tecnica, perché le cose non ci riescono, non riusciamo a vincere. La squadra fatica». Manca un po’ di personalità, si scruta nelle sue parole. «C’è una sorta di inibizione da parte di alcuni, e una condizione di forma magari precaria, che non ci consente di maramaldeggiare in campo». Alcun dubbio sull’impegno dei calciatori, ci mancherebbe. «La Roma arriverà fino in fondo, centrando i suoi obiettivi. Vorrei che la squadra ritrovasse quella sorta di armonia tecnico-tattica che ci ha permesso per un anno e mezzo di giocare un calcio sublime. Ora la squadra ha una preparazione sufficiente, serve un po’ di sprint in più». Che dire del tecnico? «È un giovanotto, gli auguro di ritrovare la leggerezza determinata dai risultati e dal gioco», il pensierino con ugurio per i suoi 51 anni. «Con il Feyenoord ho rivisto barlumi di Roma. Bisogna avere fiducia: i calciatori sono molto forti e lo dimostreranno. Non abbiamo sbracato, quindi per tornare a vincere il passo sarà breve.
LA ROSA SCOLORITA – Ad essere cambiata è più che altro la rosa a disposizione di Garcia e qui entra in ballo Sabatini. «Alcune scelte che ho fatto a gennaio, che confermerei da un punto di vista tecnico, sono state sbagliate nei tempi e nei modi visto che Ibarbo era reduce da un infortunio e Doumbia da una sosta di campionato e dalla Coppa d’Africa. Avrei potuto fare scelte strategicamente diverse, perchè la squadra avrebbe bisogno adesso di un paio di zampate vincenti. Serve un’immediatezza di rendimento».