(G. Mancini) La Roma vincitrice a Rotterdam e qualificata al turno successivo della Coppa Uefa non restituisce il sorriso sulla faccia dei tifosi. Almeno a quegli irriducibili che sono andati fino in Olanda a sfidare intemperie e minacce dei pericolosissimi ultras dei Feyenoord. La durezza dei trattamenti riservati dalle forze di polizia e dall’organizzazione, ha scavato sulle loro facce tensione, stanchezza, rabbia. Pochissimi dei duemilasettecento accorsi a sostenere la squadra di Garcia vogliono raccontare la disavventura vissuta nella terra dei tulipani. I volti erano nervosi, gli occhi arrossati, il sorriso soffocato in una smorfia ieri mattina, appena sbarcati all’aeroporto di Fiumicino. C’era persino chi si commuoveva per l’orgoglio ferito.
TRATTATI COME BESTIE – «Ci hanno trattato come bestie pericolose – si sbraccia Lamberto, tifoso del Trionfale che ha viaggiato sul charter allestito dalla ”Blu Panorama” – La polizia di Amsterdam ci aspettava ai piedi dell’aereo, ci ha caricato su un pullman e ci ha portato su una strada di campagna. Lì gli agenti ci hanno chiuso in una specie di garage, ci hanno identificato e perquisito. Ci hanno trattato come deportati, portandosi via oggetti personali che rivoglio. Chiedevamo cosa volessero e di cosa fossimo accusati ma non ci rispondevano. Qualcuno si è pure preoccupato che volessero farci del male o impedire di assistere alla partita. Denuncio pubblicamente che quelle autorità hanno fatto un abuso di potere e sequestro di persona nei nostri confronti». «Ci hanno presi da sotto l’aereo senza motivo, tutti e 85 ci hanno caricati su un pullman per portarci alla loro questura e schedarci – aggiungono Marco e Davide di Giardinetti raccontando la loro odissea – Poi oggi (ieri n.d.r.) ci hanno portato alle due e mezza in un aeroporto che ha aperto alle cinque e ci hanno fatto partire alle sette e dieci. Non ci pare un’accoglienza civile, c’è poco da dire di fronte a questa prepotenza».
«Non so se sia stata una cosa organizzata ma, certo, appena scesi dall’aereo li hanno portati via, non li hanno fatti neanche parlare – conferma appena varcata l’uscita del terminal T3, Marco che vive a Giardinetti e che ha vissuto in modo indiretto la ”deportazione” – In ogni caso, anche chi non è stato sequestrato dalla Polizia, come noi, è stato blindato dall’inizio alla fine. Poi ci hanno stipato in una gabbia di ferro tenendoci due ore sotto la pioggia prima di farci entrare allo stadio». «Inzuppati, ci hanno messo nel piazzale per un paio d’ore, in fila ai cancelli, uno alla volta, perquisiti da capo a piedi: ci vorrebbe lo stesso sistema per i tifosi che vengono a Roma. Invece qui gli fanno fare come gli pare» fa eco l’amico d’odissea, Davide che vive nella zona di piazzale degli Eroi.
«ARBITRIO TOTALE» – «Quel che è successo ieri è inaccettabile e gravissimo: 83 persone schedate in maniera arbitraria e preventiva». La contestazione arriva da Paolo Cento, tifoso giallorosso da sempre e presidente dell’assemblea nazionale di Sel. «Sono state aperte le borse senza possibilità di assistere alle perquisizioni – insiste Cento – Non è stato loro permesso di andare al bagno. I cittadini romani, prima che i tifosi, sono stati trattati come bestie. Anche allo stadio i tornelli di accesso al settore dei tifosi della Roma erano strettissimi, con la conseguenza di file lunghe e pericolose, se ci fosse stato qualche malore avremmo potuto vivere una tragedia». Cento chiede che «il Ministro degli Esteri con sobrietà faccia sentire la sua protesta civile ma vibrante» e che «Marino alzi la voce, denunci il modo in cui i suoi concittadini sono stati trattati a Rotterdam».