(U. Trani) – Anche il Verona in crisi e Mandorlini in bilico ringraziano la Roma. Che ormai, a quanto pare, sa solo pareggiare. Contro big o provinciali, non fa certo distinzioni: 1 a 1 al Bentegodi, con la solita prestazione a metà, senza anima e gioco. Nelle ultime 7 partite di campionato, appena la vittoria di Cagliari e 1 punto a partita nelle restanti 6 (9 punti in meno rispetto alla passata stagione). La Juve ha approfittato dell’impotenza giallorossa e in un mese e mezzo ha accumulato un vantaggio di 9 punti. Lunedì lo scontro diretto all’Olimpico che vale più per il prestigio che per la classifica. Garcia vara la formazione numero 33. In questa stagione non ha mai riproposto la stessa. Cerca la freschezza di chi entra, ma paga alla fine il disorientamento del gruppo. Insiste, tra l’altro, con il maxi turnover: come dopo il pari con il Parma, sono ancora 6 le novità, bocciando per metà laRoma che giovedì scorso ha presentato contro il Feyenoord. Oltre a De Sanctis, in campionato il posto è suo, cambiano i terzini, spazio a Florenzi e Cole, e il partner di Manolas in mezzo alla difesa, destro Astori. A centrocampo, nel 4-3-3, il regista è Keita e davanti, nel tridente, rientra il capocannoniere Ljajic accanto a Totti e Gervinho. Gli interpreti, almeno per mezz’ora, sembrano quelli giusti. Lavorano bene gli esterni bassi, soprattutto Florenzi a destra, Pjanic entra in tutte le azioni, Totti arretra per partecipare alla manovra e Ljajic resta il più intraprendente. Solo Gervinho non si accende mai.
POCO CONCRETA La Roma è abbastanza spigliata nel primo tempo. Ma il gol di Totti, il 5˚ in campionato e il 7˚ di quest’annata con i 2 di Champions, non è sufficiente per vincere. Anche perché, nonostante la superiorità nel palleggio, Benussi fino all’intervallo deve fare solo una parata, tiro dal limite di Nainggolan, prima della rete dell’1 a 0, conclusione velenosa da fuori del capitano. Ljajic colpisce poi la traversa nel recupero, per il possibile nuovo vantaggio dopo l’autogol di Keita. Tre conclusioni sono davvero poche. Diventeranno cinque a fine gara, con altri due tentativi di Nainggolan. L’attacco rimane prevedibile nelle giocate.
SOSTITUZIONE TARDIVA Mandorlini chiede al suo gruppo di difendersi a oltranza. Il suo 4-5-1, con Toni lontano almeno 30 metri dai compagni, tiene decentemente nella prima parte. Il Verona può far gol solo da palla inattiva, sfruttando i saltatori. Così Garcia, sui corner a favore degli avversari, lascia il tridente sulla linea del centrocampo, costringendo il collega a tenere in marcatura quattro sentinelle.Ma proprio su calcio d’angolo battuto da Hallfredsson la Roma subisce la rete del pari: colpo di testa di Jankovic toccato da Astori e deviato da Keita: 1 a 1. Vicino a Jankovic prova a saltare Florenzi che da qualche minuto zoppica: distorsione alla caviglia sinistra dopo un contrasto con Hallfredsson. Sarà sostituito in ritardo, dopo la rete del pari: in campo Torosidis.
FRAGILITA’ PSICOLOGICA La Roma si porta in Veneto tutto il suo malessere. Così, ancora una volta, scompare nella ripresa. Non può essere solo una questione di condizione fisica. Alla prima difficoltà il gruppo va in tilt. Non ragiona più e sta in campo senza sapere che cosa fare. Anche cambiando in ogni partita diversi giocatori l’atteggiamento non muta. Confusione, prevedibilità e paura: difetti che non sono da big. Nel secondo tempo Torosidis evita la sconfitta ai compagni respingendo il tiro a porta spalancata di Hallfredsson. Toni, lottando su ogni pallone, fa salire il Verona che prova addirittura a prendersi i 3 punti. Garcia sorprende Totti, fuori per Doumbia che non sta in piedi. La seconda mossa della disperazione è il diciottenne Verde per Pjanic nel finale. Interventi inutili come tanti altri in questa stagione.