(U. Trani) «Ci riprenderemo, ma dobbiamo dare di più». Garcia, ormai da un mese, ripete lo stesso concetto alla sua squadra. E’ successo anche dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia. Il francese spera che i giocatori ritrovino l’interruttore della luce. Sono al buio da diverse settimane. Sono irriconoscibili. All’esterno e anche tra loro. Non a caso Sabatini, martedì sera nella pancia dell’Olimpico, gli ha detto che in un periodo del genere è il caso di darsi una mano uno con l’altro. Il ds ha dovuto ammettere che il gruppo, anche se in buona fede, è fondamentalmente anarchico. Di conseguenza, senza il coro, scompare il gioco. E i solisti, stonati e svociati, non fanno certo la differenza. I motivi del crollo della Roma sono, dunque, davanti agli occhi di tutti. Nessuno riesce più a nasconderli. Riassumerli è semplice. Più dura, invece, sarà eliminare le lacune venute a galla.
BATTERIE SCARICHE – La Roma non corre più da 4 mesi. La preparazione atletica è diventata finalmente argomento di discussione anche dentro Trigoria. Si studiano correttivi e aggiornamenti in corsa. Il lavoro sulla forza, voluto dal sergente Rongoni (nuovo responsabile dall’estate scorsa su input di Garcia) non ha pagato. C’è chi dice che abbia appesantito/ingolfato i calciatori che, infastiditi dai nuovi metodi (diversi gli attriti), hanno perso elasticità, brillantezza e velocità. Sono già 19 gli infortuni muscolari (20 con Ibarbo). Non casuali, quindi. Con la lunga pausa di Natale e gli impegni ravvicinati alla ripresa del torneo, non è stato possibile fare il richiamo di preparazione. Ora dovrebbe essere il momento ideale: la partita contro il Feyenoord è in programma giovedì 26 febbraio. Con tre settimane a disposizione, bisogna provare a restituire energie agli interpreti.
SENZA IDENTITA’ – Se i giocatori camminano in campo, il sistema di gioco diventa automaticamente vulnerabile. Pressing inesistente e assetto lunghissimo. Gli avversari sono sempre liberi di lanciare indisturbati. Anche dalla difesa. Nessuno va a infastidirli. Non è questione di voglia. I giallorossi non ce la fanno, La Roma della stagione scorsa, fisicamente più attrezzata, dava sempre l’idea di essere squadra. Alzava il ritmo e lo abbassava a seconda delle situazioni. Gestiva il risultato, chiudeva la gara. Ora non riesce nemmeno a calciare in porta. Il dato più significativo, relativo alle 21 partite di campionato, è questo: attuale differenza reti + 18. Nel torneo passato, allo stesso turno, saldo attivo nettamente migliore: + 34. In sintesi: meno gol fatti (45-34) e più subiti (11-16). Ora, però, il rischio è perseverare. L’alibi delle assenze sta facendo peggiorare la situazione. La colpa della fragilità difensiva e dell’impotenza offensiva non dipende esclusivamente dai singoli. Sarebbe offensivo nei confronti di Garcia considerare la Roma solo Gervinhodipendente. Tatticamente il gruppo sembra senza conoscenze. Bisogna ripartire dalle esercitazioni quotidiane. Dalla linea del fuorigioco, dai movimenti di reparto e non individuali. Un esempio per tutti: Nainggolan va in pressing spesso da solo, atteggiamento generoso e al tempo stesso inutile. In certi casi, dannoso.
AFFARI DISCUTIBILI – Le operazioni in entrata dell’estate scorsa non sono state efficaci; quelle invernali, come ha detto Sabatini, tardive. La stagione sta confermando antiche perplessità. Che oggi sono diventate dolorose certezze: 1) i due portieri non danno garanzie: De Sanctis è irriconoscibile (gli è stato, però, allungato il contratto, Skorupski non ha fatto progressi, entrambi non sanno giocare con i piedi, limite enorme nel calcio di oggi: 2) i terzini è come se non ci fossero: Maicon sembra a fine corsa (rinnovato il contratto pure a lui), Torosidis finisce spesso out, Cole è caduto in autunno, Emanuelson ha già fatto la valigia e Holebas sta perdendo quota); 3) Benatia è la cessione sciagurata della gestione Sabatini, ancor di più se sommata all’uscita di scena di Castan: Astori, Yanga Mbiwa e Manolas non sono al livello dei titolari dell’anno scorso, Spolli è da verificare, ma passare dal mercato di Londra a quello di Catania (dalla Premier alla B), con tutto il rispetto, non può essere la stessa cosa; 4) Destro ceduto in anticipo, Doumbia ancora da accogliere, Ibarbo già infortunato: la cronaca vale più di ogni giudizio. 5) Iturbe, l’investimento più corposo (31 milioni) della nuova era, resta il mistero oneroso della stagione. Garcia, l’estate scorsa, avrebbe voluto subito Jackson Martinez. Per vincere. Ci proverà con Doumbia. Quando sarà qui.