Roma-Parma finisce 0-0. La domanda è: la squadra di Garcia è giunta definitivamente al fondo del barile? Se non si vincerà con l’Hellas Verona e poi lo scontro diretto con la Juventus, il campionato sarà andato definitivamente. Usciti dalla Coppa Italia, ai giallorossi non rimanerrebbe che difendere il secondo posto e, tra questo giovedì e il prossimo, cercare la prima gloria in Europa League. Tra quattro giorni all’Olimpico arriverà il Feyenoord, avversario di tutt’altra caratura rispetto al Parma. I giocatori della Roma sembrano avere la “sindrome” da stadio Olimpico: non vincono in casa dal 30 novembre e hanno inanellato cinque pareggi consecutivi in campionato più la vittoria ai supplementari in Coppa sull’Empoli e la sconfitta con la Fiorentina. Ancora più dei risultati preoccupa la carenza totale di gioco. Le lodi decantate alla squadra di Garcia sono un ricordo lontano. La squadra in campo è ferma, non ci sono movimenti senza palla e sono sempre i soliti 2-3 elementi ad accendere la scintilla. Il motorino Florenzi, schierato esterno basso, il faticatore Nainggolan, il discontinuo Ljajic. Anche senza sette titolari (Maicon, Castan, Holebas squalificato, Strootman, Pjanic, Iturbe e Totti oltre ad Ibarbo) questa partita andava vinta.
SUBITO (E MALE) GLI AFRICANI – Con un solo giorno di allenamenti nelle gambe dopo i bagordi post Coppa d’Africa, Gervinho e Doumbia vanno subito in campo. Il neo-acquisto non tocca più di cinque palloni e in area manca negli unici tre cross piazzati bene da Florenzi, Nainggolan e Verde. Gervinho cammina per il campo, vaga alla ricerca di uno spunto che arriva, solitario, al 13′ della ripresa: combinazione con Cole e destro neanche troppo difficile da respingere per Mirante. Keita continua a non capire molto il suo ruolo con De Rossi in campo. Il Parma si difende con grande ordine, mettendo in mostra l’orgoglio e il talento di Josè Mauri, giovane del ’96 con carattere e grinta da veterano. Inoffensivo in avanti, Belfodil riesce a difendere qualche pallone su Yanga-Mbiwa impacciato negli anticipi.
LENTEZZA – Il portatore di palla della Roma non ha mai una soluzione oltre allo scarico arretrato. Manolas e Mapou non superano mai la metà campo palla al piede, De Rossi si schiaccia tra loro dando al Parma tutto il tempo per coprirsi sulle fasce. A parte Ljajic, nessun giocatore della Roma si prende la responsabilità di prendere il pallone e portarlo sulla trequarti avversaria. Solo il serbo arretra sulla propria mediana per inventare ma non trova aiuti e fare ogni volta 30-40 metri contro la difesa avversaria schierata diventa molto complicato. Gervinho e Doumbia sono ancorati al suolo. Al 17′ De Rossi riceve dall’azione di Ljajic, ma da dentro l’area calcia alto. Cinque minuti più tardi Lucarelli prima e Cassani dopo si immolano sulle conclusioni ravvicinate di Gervinho e di Ljajic. Il serbo ci riprova da solo al 41′ saltando due avversari, ma il suo tiro appena entrato in area è troppo stretto. L’unica parata di Mirante arriva al 44′ su un colpo di testa di Keita centrale.
CONFUSIONE GARCIA – Ok l’innesto di Verde per De Rossi, si punta ad allargare il Parma. Nainggolan cerca di suonare più volte la carica: al 26′ Doumbia non arriva su un suo cross su cui c’era scritto “SPINGERE”. Al 31′ il tecnico francese toglie Ljajic e non Gervinho per inserire Paredes. Cole sbaglia due occasioni, prima di testa colpisce il palo al 37′ e poi, la più clamorosa, al 43′ quando da cinque metri spara alta una volée di sinistro su perfetto cross di Florenzi. Al fischio finale di Giacomelli, le bordate di fischi sono da stordimento. I giocatori escono a testa bassa, solo Nainggolan e Florenzi si fermano con dignità a guardare i tifosi.
A cura di Daniele Luciani