(F.Bianchi) Senza arbitri non esiste il campionato di calcio: su questo non ci sono dubbi. Ogni anno si giocano decine di migliaia di partite ma gli ultimi tagli della Figc, conseguenza dei meno soldi arrivati dal Coni, hanno messo in fortissimo allarme l’Aia, l’Associazione italiana arbitri. Il presidente Marcello Nicchi, che domani sarà a Roma per una riunione, è preoccupato perché la stagione è ancora lunga e bisogna finire i campionati nel migliore dei modi. I conti sono presto fatti: il settore arbitrale costa 51 milioni di euro all’anno. Vero che gli arbitri di serie A di fatto sono professionisti e chi va a fare l’arbitro d’area (inutile secondo qualcuno) prende 1.000 euro a partita. Poi, ci sono le migliaia di arbitri che dirigono i dilettanti, i campionati giovanili: loro prendono un rimborso di 0,21 euro a chilometro, magari pagato pure in ritardo e mai adeguato negli ultimi anni, per l’utilizzo dell’auto (al Coni, fanno notare dall’Aia, il rimborso è di 0,30, alla Lega Nazionale Dilettanti 0,40….). Il taglio della Figc agli arbitri è stato di 3,9 milioni di euro, di cui 1,2 riguarda la struttura centrale.
Nicchi sta cercando uno sponsor (mica facile di questi tempi) ma intanto sono stati ridotti già gli allenamenti degli arbitri, anche di serie A, e gli stages a Coverciano. Un taglio drastico. Speriamo non influisca sul rendimento dei nostri direttori di gara. Sono persone perbene, molti si allenano anche a livello Fifa e Uefa ma quello che preoccupa di più all’Aia sono gli arbitri-ragazzini, quelli che rischiano le botte (ma ora, grazie alle nuove norme Figc, sono più tutelati). Questa situazione incandescente si innesta nel rapporto, non facile, fra Nicchi e Carlo Tavecchio. Gli arbitri, come noto, l’11 agosto scorso avevano votato per Albertini e si ritengono poco difesi dal presidente federale in occasione delle sfuriate dei vari Pozzo, De Laurentiis, Lotito (patteggerà con Palazzi dopo aver strapazzato Stefano Farina, che peraltro non c’entrava nulla…). Nicchi e gli arbitri sono sul piede di guerra: brutta situazione.