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REPUBBLICA.IT Ecco perché il financial fair play preoccupa i club italiani

Platini
Platini

Il calcio italiano non è messo affatto bene e adesso incombe, per ora solo su Inter e Roma, la mannaia del Financial fair play, voluto da Michel Platini. Non per niente i patron Pallotta e Thohir si sono mossi dagli Stati Uniti e dell’Indonesia per venire in Italia e seguire di persona gli ultimi, decisivi, sviluppi con l’Uefa.

Ora siamo arrivati al momento delle verità. L’Uefa, sul suo sito (www. uefa. ch) ha spiegato come i “club possono spendere fino a 5 milioni di euro in più di quanto guadagnano in ciascun periodo di valutazione (tre anni). Tuttavia, possono superare questa soglia entro un certo limite, se il debito viene coperto totalmente da un contributo/pagamento diretto da parte del proprietario(i) del club o di una parte correlata. I limiti sono: 45 milioni di euro per le stagioni 2013-14 e 2014-15; 30 milioni di euro per le stagioni 2015-16, 2016-17 e 2017-18. Negli anni successivi, il limite sarà inferiore. L’importo esatto è ancora da stabilire”. Inter e Roma hanno ampiamente sforato “per quanto riguarda i periodi contabili che chiudono nel 2012 e 2013″ (fonte Uefa) e ora aspettano di conoscere le sanzioni per poi patteggiare. Probabile per il club nerazzurro un’ammenda (circa 6-7 milioni, in pratica il blocco dei premi dell’Europa League e forse anche la riduzione della rosa “europea” per la prossima stagione, da 25 a 22 calciatori). Più leggera forse la multa per il club giallorosso, che in futuro punterà molto sul nuovo stadio di Tor di Valle, un asset decisivo. Sì, perché non basta tagliare i costi del lavoro, sempre che sia possibile se si vuole vincere, ma bisogna incrementare i ricavi, cosa che il nostro calcio non sa fare visto che dipende quasi totalmente dai diritti tv.

Il problema è che quando sei entrato nel mirino Uefa non ne esci più, anche se non ti qualifichi per le prossime competizioni europee non sei esentato infatti dal rispettare certi parametri ormai molto stretti. Ci sono altri club importanti attualmente nel mirino, fra cui Liverpool e Monaco. Ma è chiaro che anche in prospettiva futura i nostri club fanno bene ad essere molto preoccupati. Lo stesso Milan rischia di chiudere il prossimo bilancio con un passivo intorno ai 60 milioni e senza proventi europei (ora è fuori dalle Coppe) fatica ad investire. E’ come un serpente che si morde la coda. La Juventus ha chiuso il primo trimestre dell’esercizio 2014-’15 con una perdita di 28,6 milioni di euro. Il presidente Andrea Agnelli punta (soprattutto) sui ricavi di Champions per incamminarsi verso il pareggio di bilancio. Sono stati fatti progressi notevoli: basta pensare che nel 2011 il “rosso” era di 92 milioni. Ma la Juve cerca anche nuovi ricavi verso Oriente, e Agnelli spera di poter incrementare il fatturato di circa 30-40 milioni nelle prossime stagioni. Ma i top club europei restano sempre estremamente lontani. In futuro il financial fair play avrà valore anche in Italia, e la stessa Figc garantisce che sarà ancora più severo di quello dell’Uefa. Ma i nostri club devono correre al riparo, e in fretta.

Fonte: repubblica.it

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