(L. Valdiserri) – Più che un gol, un simbolo. Senza Totti, a Roma acciaccato al flessore della coscia sinistra, la Roma si aggrappa alla seconda rete in campionato di Daniele De Rossi (l’altra sempre contro il Cesena, all’andata, il 29 ottobre 2014) per ottenere tre grandi risultati: 1) difendere il secondo posto dalla Lazio e allungare a +6 sul Napoli; 2) tornare alla vittoria che mancava in campionato da Cagliari-Roma 1-2 dell’8 febbraio e al gol che latitava da 233 minuti; 3) fermare almeno per due settimane il tiro al Garcia, sport diventato molto popolare e addirittura trasversale.
È un gol che racconta molto di questa stagione di pane duro, dove da due mesi e mezzo la Roma ha dovuto soffrire ogni singolo minuto e ogni singola giocata. È il 41’ di un primo tempo dove la Roma aveva fatto di più (due volte Ljajic vicino al gol), ma senza rubare l’occhio. Cholevas, uno dei grandi colpevoli di giovedì sera, in Europa League contro la Fiorentina, crossa da sinistra: Mudingayi non ci arriva e il liscio di Uçan si trasforma in assist. L’inserimento di De Rossi è nei tempi giusti, il tiro non lascia scampo a Leali. La palla si insacca sotto lo spicchio di tifosi romanisti in trasferta che cantano soprattutto «tifiamo solo la maglia», ma anche «mercenari». De Rossi corre ad abbracciare tutta la panchina. Garcia aveva cercato proprio lì, tra quelli che di solito stanno seduti a guardare giocare gli altri, per costruire la squadra al di là degli infortunati (Totti, Maicon, Strootman e Castan) e degli squalificati (Pjanic e Keita). Due le sorprese, una clamorosa: gioca per la prima volta da titolare Uçan (3’ in campionato il 18 ottobre 2014 in Roma-Chievo); in attacco, insieme a Ljajic, ci sono i due ivoriani Gervinho e Doumbia, che non partivano insieme dal primo minuto da Roma-Parma 0-0, uno dei punti più bassi della stagione.
Il gol di De Rossi basta per vincere, ma la Roma è guarita? Questo lo dirà il Napoli, fermato in casa dall’Atalanta in dieci, alla ripresa del campionato. La sosta, però, può essere molto utile a Garcia. Ibarbo, per esempio, entrato negli ultimi minuti, può essere un cambio importante. Totti sarà recuperato, Maicon chissà. Ma, soprattutto, la squadra non ha subito il contraccolpo del terribile uno-due subito da Sampdoria e Fiorentina (0 gol fatti e 5 subiti). Chiedere di più non sarebbe stato onesto, ottenere di meno avrebbe aperto una crisi dagli esiti facilmente prevedibili. Il Cesena, che aveva messo in grande difficoltà la Juve, ha giocato una partita troppo rinunciataria, difendendo«basso» anche dopo essere passato in svantaggio. Ha cercato l’assalto solo nel finale e l’assenza di Brienza non l’ha aiutato. Salvarsi sarà un miracolo, mentre la Roma può credere che arrivare seconda sia fare semplicemente il suo dovere.