(L. Valdiserri) – Rudi Garcia: «Abbiamo giocato una partita inquietante. Sembrava che non avessimo preparato nulla contro il Chievo, che non avessimo visto i filmati. Dobbiamo guardarci bene in faccia e dirci tutto». Morgan De Sanctis: «Lavoriamo tutta la settimana e poi in campo facciamo altro da quello che ci siamo detti». Questo è lo stato d’animo della Roma. Non c’è ammutinamento, ma una confusione che prende sempre più piede.Verrebbe da dire che, per una squadra che ha davanti a sé ancora 12 gare di campionato e l’Europa League, sarebbe meglio la prima ipotesi.
Si dice che, a volte, i numeri non dicono tutta la verità. Nel caso della Roma, purtroppo, sì. 1) il pareggio contro il Chievo, che con attaccanti più forti di Pellissier, Paloschi e Birsa avrebbe potuto sicuramente vincere, è l’ottavo nelle ultime nove giornate e viene dopo Lazio, Palermo, Fiorentina, Empoli, Parma, Verona e Juventus. La Roma ha battuto solo il derelitto Cagliari; 2) Totti (3), Gervinho (2) e Iturbe (1), cioè l’attacco titolare schierato ieri contro Dainelli e Cesar, ha garantito finora 6 gol su azione, quelli messi a segno dallo stopper torinista Glik; 3) tre tiri nello specchio della porta e nessuna parata di Bizzarri degna di questo nome sono il prodotto del gioco involuto di una squadra che ha perso fiducia. Le occasioni migliori sono capitate a Gervinho, che ha sprecato un assist di Iturbe e uno di Ljajic, inspiegabilmente in panchina per un’ora. L’ivoriano ha dato segni di vita, dopo il ritorno dalla Coppa d’Africa, solo nella doppia sfida di Europa League contro il Feyenoord. In campionato non è pervenuto. Totti ha giocato la solita ora, purtroppo nella maniera delle ultime settimane: in affanno da carta d’identità dentro una squadra ferma.
La partita si può riassumere in una mossa tattica, venuta purtroppo a seguito del gravissimo infortunio del giovane Mattiello (frattura esposta a tibia e perone della gamba destra a seguito di uno scontro con Nainggolan). Perso il terzino destro, Maran non lo ha sostituito con il pari ruolo Sardo. Ha «abbassato» Schelotto e fatto entrare Birsa, centrocampista offensivo. Il segnale che la Roma, ora, non fa più paura a nessuno. Anziché difendere su Gervinho e/o Iturbe è meglio attaccarli con un calcio dinamico, quello che alla Roma manca da troppi mesi. Preparazione atletica, mercato di riparazione con Ibarbo e Doumbia non utilizzabili, scelte di formazione: questi i capi di accusa. Indietro non si può tornare, ma è sicuro che l’eccesso di gerarchia del tecnico non è più compreso da buona parte del gruppo. Sarebbe il momento di scelte drastiche, ma quando hai poco gioco e ancora meno brillantezza tutto è difficile. La speranza, per i romanisti, è che arrivati sul fondo si possa solo risalire. Freak Antoni, il guru degli Skiantos, diceva che lui, una volta, si è ritrovato a scavare. A partire da Firenze, giovedì in Europa League, sapremo se a Trigoria hanno distribuito le vanghe.