(L. Valdiserri) – Viaggiando per 21’ ancora più veloce del Bayern Monaco — Lewandoski segnò il 3-0 in Champions League dopo 25’ e Basanta, ieri sera, lo ha fatto al 21’ — la Fiorentina stravince il derby italiano, resta in corsa per tre obiettivi (Europa League, Coppa Italia, zona Champions), scoperchia la crisi della Roma e fa vedere a tutti che il calcio è uno sport che si gioca con i piedi ma che si vince con la testa. Il massacro dell’Olimpico finisce con tutte e due le squadre che vanno sotto la curva dei loro tifosi. La Fiorentina a prendere gli applausi, con il suo presidente Andrea Della Valle («La mia Fiorentina più bella» dirà alla fine). La Roma a subire il processo dei tifosi, che danno dei mercenari ai giocatori e salvano solo l’allenatore prima con uno striscione e poi con un coro («Noi vogliamo undici Garcia»). Sono De Rossi, Totti e De Sanctis, anche se gli ultimi due non hanno giocato, a guidare il gruppo sotto la Sud, dopo aver riflettuto un attimo davanti alla panchina che Garcia, nel frattempo, ha lasciato infilandosi negli spogliatoi.
Il clima è surriscaldato, dopo l’ennesima sconfitta, ma per fortuna sono risparmiate le forche caudine dello spogliarello delle maglie, come successe ai giocatori del Genoa. Gli ultrà avevano lasciato lo stadio alla mezzora, lasciando uno striscione inquietante: «Roma s’è rotta er c… A presto!». Sono rientrati negli ultimi dieci minuti per completare la contestazione. Julio Velasco ha inventato una frase perfetta per occasioni simili: chi vince festeggia e chi perde spiega. Così la Fiorentina mette all’occhiello il secondo scalpo giallorosso della stagione: il 3 febbraio, in Coppa Italia, decise una doppietta di Mario Gomez nella ripresa; in Europa League c’è voluto molto meno. Tre gol velocissimi, tre harakiri di un avversario autolesionista: 1) Cholevas commette su Mati Fernandez un fallo da rigore su un’azione priva di ogni pericolosità; 2) Skorupski spalanca la porta ad Alonso, per cercare di evitare un corner, con una papera degna di quella di Goicoechea che costò la panchina a Zeman; 3) tutta la difesa resta immobile sul corner che Basanta schiaccia in porta, come se fosse nel giardino di casa contro una squadra di bambini.
Montella sapeva che la Roma poteva cadere al primo colpo, la Fiorentina è stata brava ad attaccare fin dal primo minuto. A Garcia e Sabatini, invece, tocca la seconda parte della frase velaschiana: spiegare. L’allenatore: «Non mollo. Ci mettiamo tutti al lavoro per difendere il secondo posto in campionato, perché voglio rigiocare la Champions League con questa squadra nella prossima stagione. Sono mortificato, ma non abbattuto. Porterò con me chi ha la personalità e l’orgoglio per risollevare la Roma». Il direttore sportivo: «Mi prendo tutta la responsabilità: dovevo rafforzare questa squadra in attacco, a gennaio, e ho fatto delle scelte sbagliate. È stato un errore esiziale». Difficile dire, adesso, se tutti e due, uno solo o nessuno faranno ancora parte della Roma futura. Il raggiungimento o meno del secondo posto sarà decisivo. Tra le scelte sbagliate c’è stato di sicuro non aver preso Mohamed Salah, ieri il migliore in campo. A metà gennaio sembrava un acquisto della Roma. Di sicuro non si è pentito di aver scelto la Fiorentina dopo essere stato sedotto e, per sua fortuna, abbandonato.