(M. Cecchini) Per chi fosse ammalato solo di calcio, persino la scenografia ricorda che poche centinaia di metri in linea d’aria c’è il Bello che strizza l’occhio al mondo. Così la Curva Fiesole espone di fila il Perseo di Cellini, il David di Michelangelo, Palazzo Vecchio e il Duomo, come a dire: noi siamo questo, e voi ragazzi in campo? Certo, lo spettacolo offerto da Fiorentina e Roma non è all’altezza di cotanto senno, ma forse — visto lo stato del calcio italiano — pare persino difficile pretendere di meglio. Eppure le emozioni non mancano, soprattutto in un secondo tempo dai risvolti psicologici non banali.
L’ULTIMO SENATORE Il momento clou, ovviamente, c’è stato quando si ritrovano faccia a faccia Neto e Adem Ljajic. È un rigore avvelenato quello che l’attaccante serbo calcia; il portiere brasiliano infatti ha giocato per due stagioni e mezzo in viola con Ljajic e quindi — conoscendo il rivale — riesce a parare bene, esorcizzando il fantasma del gol dell’ex che già aleggia sul Franchi. Boato. Roma finita, Roma alle corde. Dove sono i senatori? Totti a casa infortunato, De Rossi uscito nel primo tempo dopo aver involontariamente spianato la strada al vantaggio viola. Quando Garcia si guarda intorno scopre che a non avere ancora abbassato lo sguardo resta solo lui, Seydou Keita. Al 32’, su angolo di Florenzi, si alza di testa e la mette dentro. È la rete del pari, quella della resurrezione. E allora, in un marzo calcisticamente impazzito sul fronte giallorosso, l’ex del Barcellona si cuce addosso l’etichetta dell’Uomo della Speranza. Il 2 marzo in fondo, in un Olimpico che sembrava diventato terra di conquista juventina dopo la punizione di Tevez, era stata proprio la premiata ditta Florenzi (che calcia) e Keita (che colpisce di testa) ad agguantare la Vecchia Signora. E stavolta come allora Keita finisce la gara sotto la curva giallorossa alzando i pugni al cielo, come a dire: io ci sono.
RINNOVO E RAZZISMO Con queste premesse, nessuna sorpresa che James Pallotta, pronto a festeggiare oggi il suo 57° compleanno finalmente con un mezzo sorriso, aspetta solo che Seydou — l’uomo dei 16 trofei «veri» vinti — dia il via libera per l’annuncio che Garcia sta aspettando, ovvero il rinnovo fino al 2016. «Io a Roma sto bene», ha detto pochi giorni fa. A Firenze di sicuro meno, visto che all’uscita — secondo alcuni giallorossi — è bersaglio di insulti piovuti dalla Fiesole. «Mi sono beccato con alcuni tifosi viola che avevano rivolto frasi razziste a Keita», racconta Nainggolan. Se così fosse, la vergogna tingerebbe i titoli di coda di una sfida che non merita di andare in archivio anche con questi racconti. Più dolce pensare allora all’appuntamento tra sette giorni, quando non si potrà più sbagliare. «Il gol è importante, perché mantiene viva la qualificazione. Dobbiamo giocare con l’intensità della ripresa. La squadra ha bisogno solo di sbloccarsi psicologicamente». L’Ultimo Senatore, ne siamo certi, sta già preparando l’orazione vincente.