(F. Oddi) – Quindici convocazioni in prima squadra, più il ritiro estivo, tre compagni che hanno fatto molto bene all’esordio in Serie A: Arturo Calabresi, difensore centrale che se serve gioca anche terzino destro o davanti alla difesa, ha tutto per sperare di essere il quarto Primavera a debuttare nella Roma 201415, dopo Somma, Verde e Pellegini. Con gli ultimi due, e con l’amico Capradossi, ieri ha debuttato nel secondo girone di qualificazione all’europeo Under 19, 2-2 con doppia rimonta con la Croazia, in attesa di sfidare Scozia (domani) e Austria (martedì). Gol dei soliti noti, Cerri e Bonazzoli, a difendere il risultato la coppia di centrali della Roma Primavera. «Con Capradossi giochiamo insieme ormai da cinque anni – spiega Calabresi – ormai è come un fratello, ci capiamo senza neppure bisogno di parlare. Certo, stavolta avevamo di fronte un avversario davvero bravo, mobile, tecnico e forte fisicamente, che ricordavamo dai tempi dell’Europeo Under 17 (Ante Roguljic, in prestito al Liefering dal Red Bull Salisburgo, ndr), che ha fatto due gol».
L’Under 19, come la Youth League, è un’altra cosa, rispetto al campionato Primavera.
«Ritmi completamente diversi: in campionato capita di tirare il fiato qualche minuto, qui e in Champions non se ne parla».
Gare che vi avvicinano alla serie A: Garcia ha visto Pellegrini segnare col City e 5 giorni dopo lo ha messo dentro. Solo un caso?
«Lorenzo ha fatto una grande gara e un gran gol col City, ma non so se ci sia un nesso diretto col suo esordio. Di certo, a Cesena è entrato molto bene, con personalità: non sembrava proprio uno alla prima in A».
E la cosa aiuta voi che aspettate l’esordio.
«Beh, di certo se lui e Verde avessero fatto due figuracce passando dalla Primavera alla Serie A, non ci avrebbero dato una mano. E invece… Posso continuare a inseguire il mio sogno di ragazzino che andava allo stadio a vedere la Roma».
Romanista di provata fede familiare: suo padre, attore e inviato de Le Iene, si travestì da Nicholas Cage per farsi invitare in tribuna a vedere la Roma, anni fa.
«Prima col Milan, quando la Roma si giocava lo scudetto, poi col Real Madrid. Ero bambino, guardavo la partita in tv con mamma, e non capivo perché papà non lo chiamassero col suo vero nome. Le altre volte invece allo stadio andavamo insieme, a vedere la Roma di Totti, Montella e Batistuta».
Ora con Totti vi allenate insieme. I contrasti in allenamento?
«Diciamo che non li facevo con tutta la cattiveria del mondo. I grandi ci hanno accolto benissimo: se devo fare un nome De Rossi, idolo sin da bambino (Calabresi giocava a centrocampo, ndr). C’è sempre per noi: un consiglio, una parola buona, una pacca sulla spalla».
La prima squadra l’hanno anche contestata quest’anno.
«E io l’ho vissuta quella contestazione. Ero in panchina, la squadra è andata sotto la Curva, io non avevo giocato ma mi sembrava brutto approfittarne e andarmene. La prima volta all’Olimpico è stata un’emozione fortissima, quella un’emozione altrettanto forte, anche se di segno opposto. Tornato a casa, non sono riuscito neanche a cenare ».
Tornerà all’Olimpico per la Coppa Italia, con la Lazio. Derby in finale, come quello perso dai grandi due anni fa.
«In effetti è un po’ che vanno male sono in Primavera da 3 anni e non ne ho ancora vinto uno. Ci resta il più importante…».