(A. Pugliese) Un’agenda fitta, piena di impegni, tra il sogno di una vittoria con la Juventus e la speranza di una serie di passi avanti per lo stadio. Istituzionali e commerciali, tra incontri e cene di rito. In mezzo la visita ai Musei Vaticani, con un bel plotone di amici (quindici per l’esattezza), sperando che sia anche di buon auspicio. Già, perché poi Pallotta si è anche un po’ nascosto, quasi in modo scaramantico o forse per togliere un po’ di pressione alla madre di ogni sfida per la gente giallorossa, quella di domani sera contro la Juventus. «Ma per me non è una rivincita, un’occasione di rivalsa o una vendetta— dice il presidente della Roma alla radio di casa —. E non guardo a questa partita neanche come alla possibilità di poter rilanciare la corsa allo scudetto o poter difendere il secondo posto. Il mio atteggiamento domani sera sarà quello di qualsiasi altra partita. Ma so che la squadra è carica, dopo la vittoria di Rotterdam è pronta per affrontare una sfida come questa».
TONI BASSI Insomma, l’obiettivo è abbassare la pressione e magari anche i toni, soprattutto dopo tutte le polemiche della sfida d’andata, con quel 3-2 finale per la Juventus che ha allungato la sua ombra quasi fino ad oggi. «In quella gara ci furono degli errori, ma sono cose che possono succedere — continua Pallotta — Ma la mia frustrazione in questa stagione è avere avuto infortuni gravi come quelli di Strootman e Castan. Se fosse capitato alla Juventus con Tevez o Pogba non credo che la classifica sarebbe stata la stessa di quella attuale». Poi il passaggio su Garcia, finito nella centrifuga della critica per gli ultimi due mesi della Roma. «Rudi? Non corre abbastanza sul campo, sono deluso..», dice scherzando il presidente giallorosso.
L’AMBIENTE Pallotta è americano e come tale ha una cultura molto diretta, parla senza peli sulla lingua. Al suo sbarco in Italia, a inizio settimana, aveva puntato il dito su media (rei, secondo lui, di essersi inventati la crisi attuale della Roma) e parte della tifoseria (colpevole di aver contestato la squadra). Ieri, invece, il passo indietro: «Non volevo dare la responsabilità ai media, ma solo dire che spesso ci si accanisce troppo. Abbiamo pareggiato ma non perso, siamo ancora secondi, intendevo ricollocare le cose nella giusta prospettiva. I tifosi? Una frangia ha manifestato disappunto, ci può stare, ma la maggior parte della gente è contenta del mio operato. Il nostro non è un progetto di 2-3 anni, ma punta ad essere regolarmente presenti in Champions, a vincere il titolo. Siamo sulla scia giusta, un’ottima strada per quello che vogliamo fare per il prossimi 10-20 anni».
LO STADIO Già, un ventennio per il quale diventa fondamentale lo stadio di Tor di Valle, l’impianto che è un po’ l’ombelico del progetto americano. Pallotta in questi giorni ne ha parlato,ha incontrato Marino, si è visto con Parnasi (il costruttore) e buttato giù altre idee. «Siamo a buon punto, sarà il più bello d’Europa per sport ed intrattenimento. Anche se le istituzioni ci stanno massacrando sul fronte delle infrastrutture».