(M. Iaria) – La Lega è pronta a salvare (temporaneamente) il Parma e, quindi, il campionato, con la sponda della Figc che ha mosso le diplomazie per far tornare la squadra in campo domenica con l’Atalanta. Il traghettamento fino a fine stagione è vicino a materializzarsi. Oggi alle 11 l’assemblea delle società di A ha il caso Parma al primo punto all’ordine del giorno, con la presenza d’eccezione del presidente federale Carlo Tavecchio che poi, nel pomeriggio, si sposterà a Collecchio per illustrare il piano alla squadra emiliana e ottenere l’ok.
PIANO IN DUE FASI Dopo i due rinvii di fila bisogna far sì che il Parma giochi. In attesa dell’udienza del 19 marzo del tribunale fallimentare, vanno assicurate le risorse (circa 100mila euro) per l’organizzazione della partita al Tardini e della trasferta del weekend successivo a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Come? Tavecchio ha trovato lo sponsor: l’Erreà, già fornitore tecnico del Parma e della Lega nazionale dilettanti. Servirà il modo di far transitare i soldi direttamente nelle casse del Comune, proprietario del Tardini, perché nessuno si fida di Manenti, l’attuale presidente del club emiliano. Questa è la prima parte del film. Il 19 marzo, a fallimento dichiarato, solo se ci saranno i soldi per terminare la stagione verrà concesso l’esercizio provvisorio e quindi la possibilità per il Parma di mantenere il titolo sportivo e metterlo all’asta. Ecco, i soldi arriveranno.
MECCANISMI C’è ancora qualche mal di pancia tra le società, ma il pressing è tale per cui verranno stanziati circa 5 milioni. Pressing che arriva da più parti: le minacce di cause delle pay tv, la moral suasion del Coni, le rivendicazioni della Federcalcio che oggi, con Tavecchio, tirerà fuori una carta. La Lega organizza il campionato su delega della Figc che sugli interessi delle singole società fa prevalere l’interesse collettivo che il torneo venga concluso regolarmente con 20 squadre. Sul tavolo del presidente della Serie A Maurizio Beretta ci sono pareri legali che vanno in questa direzione e che eviterebbero il ricorso all’unanimità. Insomma, pare che non servano 20 voti ma la maggioranza di 14 o 15 (se una delibera del genere ricadesse nella sfera della ripartizione dei diritti tv). Tanto più se lo strumento scelto sarà quello della tassazione facoltativa, come suggerisce Andrea Agnelli, sull’esempio del Borussia Dortmund salvato qualche anno fa dagli altri club di Bundesliga. Ma ci sono altre strade: un’anticipazione dei proventi televisivi o l’apertura di un mutuo.