(G.Imparato) – Guardi la classifica e ti accorgi che, le prime tre squadre, sono le stesse – le uniche – del suo curriculum da calciatore. La vita di Lionello Manfredonia ha i colori di quelle tre maglie. Del suo mondo Laziale ricorda il debutto col Bologna e il dottor Gioia, segretario Primavera che lo accolse, 14enne, arrivato dal Don Orione. Dell’universo Roma i fermo immagine sono lo stupore del brasiliano Renato quando arrivò a Trigoria e trovò, invece della festa, una tifoseria imbestialita perché, Manfredonia, aveva osato vestire le due maglie della capitale, passando dalla Juventus e vincendo scudetto e Intercontinentale.
Oggi vive a Vicenza. Dopo aver ricoperto tutti i ruoli dirigenziali e lavorato come procuratore, ha deciso cosa vuole fare da grande?
«Supervisiono l’attività di mio figlio Andrea che, col socio Ceccarelli, importa in Europa giovani promesse, specie dal Brasile, oltre ad avere procure in Italia come Palombi (’96) Lazio e Tummiello (’98) Roma, attaccanti. Ma da… grande, vorrei essere responsabile di un settore giovanile, mondo al quale mi sto riavvicinando vedendo l’ultimo mio figlio, Matteo, 11 anni, giocare nel Vicenza. Nel 90’ proposi un progetto Accademia a Ciarrapico: lo mise in un cassetto, da lì non uscì più, mentre in Germania fanno le cose in grande, con i contributi delle Federazioni».
Roma e Lazio, le 50 sfumature d’un…giallo calcistico di fine torneo. Iniziamo dalle giovanili?
«Alla Roma Bruno Conti ha fatto miracoli, la Lazio inizia con Cataldi che, per me, era pronto per la A ancor prima andasse al Crotone. Così come Candreva: lo vidi alla Lodigiani, ci avrei puntato subito, invece ha dovuto fare lunghi giri. Lotito vuole creare un’Accademia e facilitare altri debutti in A per 18enni come accadde a me, Giordano e Nesta. Ora, il livello in A è un po’ calato, sarebbe più agevole lanciarli ma occorre investire e non spendere i soldi dei diritti tv solo per il campione di turno. Lotito colmerà il gap , ha le idee chiare».
Pioli: l’esplosione Lazio è merito suo?
«Anche. Abbiamo giocato insieme alla Juve, vincemmo lo scudetto e la coppa Intercontinentale, è arrivato a Roma con un bagaglio d’esperienza ottimo. Ha lanciato Cataldi, ma anche Felipe Anderson e permesso a De Vrij di consacrarsi appena arrivato in Italia. Dà una impronta offensiva alla squadra senza sbilanciarsi. Ha tradotto, sul campo, il teorema di Lotito…».
Tatticamente parlando, quali le mosse da scacco matto alla crisi?
«M’è piaciuta l’intuizione di tenere Mauri dietro le punte, Biglia e Cataldi in mediana per avere quantità e qualità. Ottimi compattezza e gioco».
La Roma, invece, vive una involuzione. La vittoria di Cesena la fa respirare. É guarita?
«Rispetto all’anno scorso determinanti gli infortuni nel momento topico dell’inseguimento alla Juve. E s’è perso molto con Benatia, reggeva benissimo la fase difensiva, Strootman uomo squadra. Nell’ultimo periodo m’è parsa anche troppo prevedibile».
Flop giallorosso: colpa di squadra, club o Garcia?
«A Roma in un mese passi da insostituibile ed osannato a brocco. Ma se si discute Totti, che fa due gol nel derby così importanti e belli, tirando ancora la carretta, di cosa ci meravigliamo? Io uno come Garcia me lo terrei ben stretto».
Il caso Destro, e la pareggite della Roma, hanno un nesso? L’assenza del bomber pesa.
«Il centravanti lo fa Totti, Destro doveva solo alternarsi con lui e non è vero che Garcia non creda nei giovani visto come ha fatto giocare Verde, Pellegrini: se danno garanzie li impiega. Ma la piazza è difficile: un debutto all’Olimpico rende la maglia di piombo ad un giovane, a meno che non hai personalità, come Cataldi – capitano qualche gara fa – o Florenzi».
Calendario alla mano, vede il sorpasso Lazio?
«Quel +1 della Roma è determinante, e non ha la coppa Italia da giocare come la Lazio. Il +1 gli dà un margine in più, sebbene la Lazio vada come il vento. Il derby sarà affascinante come mai negli ultimi anni, sarà però più determinante Roma-Napoli alla ripresa. Se la Lazio azzera quel +1 davvero cambia tutto».
Tare e Sabadini… Mercanti in fiera al confronto.
«Tare era ritenuto, sbagliando, un portaborse, ora invece ci si rende conto dei giocatori scelti e delle plusvalenze fatte guadagnare alla Lazio, come con Hernanes. Sabatini ha pescato gente come Benatia, Manolas – tra i migliori difensori del torneo-. Il d.s. è preparato: su 10 giocatori presi non è detto facciano bene tutti. Iturbe pagato caro? É giovane, ha tempo per rifarsi, il problema è se paghi troppo un trentenne…».
Lotito inizia a raccogliere, ma di consensi personali nemmeno a parlarne.
«Lotito è sempre molto diretto, nel calcio la schiettezza non è certo un pregio. Ha sempre combattuto le storture, ha modi bruschi, affronta i problemi Curve, Lega sempre di petto. Però da manager ha fatto un capolavoro, ed è innegabile: ha preso la Lazio nelle condizioni del Parma – senza di lui sarebbe fallita – e ora lotta per la Champions League con una squadra che diverte. La vicenda Iodice? Conosco il calcio di C, ci sono situazioni assurde, nebulose, intricate e modificare certi equilibri certi rapporti di forza non è facile. Quanto a Frosinone e Carpi gufate per la A, era solo una battuta, non carina forse, ma resta una boutade parlando di calcio, al telefono».
Lazio e Roma. Come si riduce il gap dalla Juve?
«Con le scelte giuste, niente altro. Prima dell’arrivo di Conte, quante polemiche e delusioni ci sono state? C’erano Ferrara, Del Neri, Zaccheroni, Ranieri… Mamma mia. Con le scelte giuste quattro scudetti in fila e in Europa da protagonista. Basta prendere i giocatori giusti».