(A. Pugliese) – Nel più perfetto dei mondi, si rischierebbe quasi di venire considerati matti. O, perlomeno, un pochino squilibrati, parlando di crisi per una squadra che non perde in campionato da ben 16 partite consecutive. Già, perché la Roma bruttissima di Verona, quella che da tre mesi a questa parte non riesce a ritrovarsi e che ieri è finita dietro la lavagna di Rudi Garcia, in Serie A non conosce l’onta della sconfitta dal lontano primo novembre, oltre quattro mesi fa, quando cadde 2-0 a Napoli. Un paradosso, è vero, se non fosse però che di queste 16 partite la Roma ne ha pareggiate ben dieci (di cui 8 su 10 nel 2015, record assoluto in Europa nei campionati che contano). Troppo: non solo per una squadra che puntava allo scudetto, ma anche per una che spera di conservare il posto nell’Europa che conta, quella che si chiama Champions League.
QUESTIONE DI NUMERI Pareggite acuta l’ha definita Garcia nei giorni scorsi. Sembrava un’iperbole letteraria, rischia di diventare una sindrome incurabile. Suffragata anche dai numeri, considerando che in questo campionato finora più dei giallorossi (11 volte) hanno pareggiato solo la Sampdoria (12) e l’Empoli (14). Per ritrovare una Roma malata così tanto di pareggite acuta, bisogna risalire fino ai tempi di Fabio Capello, all’epoca era il 200102. Ci si può fermare invece un paio di stagioni prima, esattamente al 200304, se si va a caccia di una Roma malata di 00: in questo campionato finora sono già quattro, considerando la squadra spumeggiante della scorsa stagione e dell’inizio di quella attuale un altro dato su cui riflettere eccome.
BINARIO CERCASI Eppure la Roma non perde, verrebbe quasi da obiettare. Vero, ma non basta, perché nel calcio dei tre punti la differenza la fa vincere. «E noi non lo facciamo più perché non riusciamo ad esprimere un gioco frizzante, spumeggiante – dice a fine gara Morgan De Sanctis –. Ci imponiamo di fare qualcosa in più perché quello che stiamo facendo non basta, ma la prestazione non viene fuori come la vorremmo e la prepariamo. È un insieme di cose che non riusciamo a mettere sul binario giusto». Già, il binario giusto, quello che la Roma si deve sbrigare a ritrovare per non sprecare davvero tutto, a favore di chi la insegue. «Se pareggiamo 8 gare su dieci non si può illudere la gente – continua il portiere giallorosso –. Ora dobbiamo guardarci più dietro che davanti».
NEL LIMBO La sintesi di questo paradosso, è una Roma imbattibile ma terribilmente fragile. Non perde, ma non vince neanche. Non soffre, ma non gioisce neppure. Non arretra, ma non riesce nemmeno a correre. Insomma, una squadra che vivacchia nel limbo, in attesa di capire che futuro sarà. Quasi una vittima predestinata, nel caso non dovesse riuscire a cambiare presto marcia. All’orizzonte c’è ora la trasferta di Europa League a Firenze e la gara casalinga con la Sampdoria. Già, proprio la squadra che ha pareggiato una gara in più della Roma. Chissà che non sia un motivo in più per mettere fine alla pareggite acuta.