(A. Pugliese) – Otto pareggi e solo due vittorie, un dato che rende il 2015 ancora più inquietante di quanto si possa pensare e di quanto sia stato l’ultimo pareggio, quello in casa del Chievo. Già, perché da quando la stagione ha scavallato la collina, abbandonandosi alle spalle il 2014, la Roma è vero che non ha mai perso, ma è anche vero che ha portato a casa appena 14 punti su 30. Un rendimento che la piazzerebbe — di fatto — all’ottavo posto in classifica, tenendola fuori da tutto. Dalla Champions League, ovviamente, ma anche dalla competizione continentale di riserva, quell’Europa League a cui tra due giorni la banda di Garcia tornerà a dare l’assalto in quel di Firenze.
La classifica del 2015 parla chiaro, la Roma ha un rendimento altamente deficitario, nonostante non abbia perso neanche una partita. Non che le altre corrano, anzi, a dimostrazione di un campionato sufficientemente mediocre. Dal turno del 6 gennaio ad oggi, infatti, la Roma ha fatto meno punti di tutte le concorrenti europee: dalla Juve al Napoli; dalla Fiorentina alla Lazio e alla Samp. Ha fatto peggio persino di Torino e Inter. A seguire, appunto, la Roma ferma a 14, appena un punto sopra il Palermo, due ad Empoli e Verona e tre sul Genoa ed il Cesena attualmente penultimo, tanto per intenderci. Dicendola alla Garcia, una classifica inquietante, soprattutto poi se la si proietta fino al termine della stagione. In queste dieci partite, infatti, la Roma ha portato a casa la media di 1,4 punti a gara. Considerando che di partite ne mancano ancora 12, i giallorossi mantenendo questo andamento metterebbero in cassaforte altri 16,8 punti, chiudendo (arrotondando per eccesso) a 67 punti. Una quota che lo scorso anno garantì il quarto posto, due stagioni fa il quinto, nel 2011-12 miracolosamente il terzo e nel 2010-11 ancora il quarto, appena un punto sopra il quinto e il sesto. Insomma, una proiezione che non solo metterebbe la Roma fuori dalla Champions, ma gli permetterebbe di portare a casa la qualificazione all’Europa League per il rotto della cuffia. Se poi si prendono in esame le ultime sei gare, la situazione precipita ancora di più, con la Roma al 9° posto (8 punti) e il sedicesimo attacco, con appena 5 gol segnati.
Già, perché il vero problema di questa frenata è proprio il fatto che la Roma sembra essersi dimenticata di come si fa gol. Questione di forma, di idee, di gioco. Perché poi la difesa, nonostante tutti i suoi problemi, per reggere regge anche. La minusvalenza è davanti, dove alla Roma rispetto alla scorsa stagione (sempre alla 26a) mancano già 11 reti (i 38 di oggi contro i 49 di allora), 0,42 in media in meno a partita. Ma il rendimento abulico, quello che nel 2015 proietta la Roma fuori un po’ da tutto, nasce soprattutto da un forma fisica e da una tenuta atletica non all’altezza. Basti pensare alla partita di Chievo, dove la Roma ha sbagliato così tanti passaggi da stabilire in sostanza il record negativo di tutto il campionato. Per una squadra che fa del possesso palla la sua arma migliore, è un altro dato (tra i tanti) inquietante. Adesso il problema è capire come invertire la rotta il prima possibile, anche perché le prossime tre partite di campionato sono un crocevia fondamentale: la Sampdoria (che è un’altra malata di «pareggite acuta») all’Olimpico il prossimo lunedì, la trasferta in casa del Cesena penultimo e lo scontro diretto con il Napoli ancora tra le mura amiche (il sabato di Pasqua alle 12.30), che vale una bella fetta di qualificazione alla Champion League diretta. La Roma deve cambiare rotta da qui al 4 aprile, altrimenti persino quella proiezione a 67 punti rischia di diventare una piccola chimera.