(A. Pugliese) – Probabilmente quella famosa cena non riusciranno a farla neanche stavolta, causa le festività pasquali di mezzo. Ma prima della partita torneranno ad abbracciarsi forte proprio come già successo al San Paolo, lo scorso primo novembre, dando anche un bel segnale in una partita che di segnali ne ha bisogno eccome. Perché se è vero che Garcia e Benitez si stimano, è anche vero che il rapporto va oltre, affondando le radici quasi alla base dell’amicizia.
A VALENCIA Tutto è nato nell’autunno del 2001, quando grazie alla collaborazione di Jocelyn Angloma, suo ex compagno di squadra al Lilla ed ex anche del Valencia, Rudi Garcia si recò proprio nella città spagnola per uno stage di aggiornamento alle dipendenze di Benitez. Quello era un Valencia che volava e che aveva appena giocato due finali di Champions (poi perse contro Real Madrid e Bayern Monaco). «Non rappresentavo nulla per lui, ma Rafa con me si dimostrò subito generoso, aperto e disponibile — ricorda Garcia nella sua autobiografia — Mi diede il permesso di assistere ai suoi allenamenti e di studiare le sue disposizioni pre-partita». Un approfondimento che lo stesso Benitez aveva fatto prima in Italia, studiando Milan, Juve e Fiorentina. E che, proprio come Rafa ebbe in Sacchi un’illuminazione, Garcia trovò in Benitez una strada da seguire. Anche se poi Rafa fu chiaro: «Rudi, anche se sarai influenzato da uno o più allenatori, è impossibile ripetere cosa fanno gli altri. Tocca a te e solo a te creare il tuo sistema».
TRA SMS E CONSIGLI Da quel periodo di 14 anni fa è poi nato un rapporto fatto anche di scambi, valutazioni, consigli. E qualche sms importante, come quello che è arrivato sul telefonino di Garcia nel 2011, subito dopo la vittoria con il Lilla della Ligue 1. «Rafa è stato uno dei primi a congratularsi con me per la vittoria del titolo — dice il tecnico della Roma — Un pensiero gentile che ho apprezzato molto». Del resto, i due si erano ritrovati già prima in Europa League, quando il Lilla battè all’andata il Liverpool per 1-0 (punizione di Hazard), per poi cedere 3-0 al ritorno. «La tua squadra era troppo scoperta in difesa, a questi livelli devi essere più solido», gli consigliò alla fine Rafa. Garcia sorrise, incassò e pensò al dolce consiglio.
BILANCIO ED ABBRACCI Da quando sono in Italia, Garcia e Benitez si sono già incontrati cinque volte (tre di campionato e due in Coppa Italia), con lo score che parla a favore del tecnico del Napoli (tre vittorie contro due). Quella di sabato sarà la sesta, dopo che alla vigilia della sfida di andata Benitez fu chiaro: «Rudi è un ottimo professionista, per cui nutro stima, rispetto e considerazione. Siamo amici, dovessi vincere sarà un piacere pagargli una cena…». Rafa ha vinto (2-0, gol di Higuain e Callejon), la cena è ancora in ballo. Anche perché, poi, tra amici è sempre un piacere ritrovarsi, se poi ci si stima anche professionalmente tanto meglio. «Benitez è un grande uomo e un grande allenatore, ogni volta è un piacere affrontarlo e abbracciarlo», ha detto più volte Garcia. Succederà anche sabato. All’inizio e alla fine, perché tra amici non conta chi vince.
SFIDA PER IL FUTURO Anche se, però, mai la posta in palio tra loro era stata così alta come sabato, quando si giocheranno una fetta di Champions e di futuro. Già, perché poi sia Rudi sia Rafa quest’anno hanno vissuto sull’altalena, tra esaltazioni e critiche, tra frasi a vuoto («Vinceremo lo scudetto» quella del giallorosso dopo il k.o. con la Juve, «Se usciamo con il Bilbao non sarà una tragedia», quella dell’azzurro prima del playoff Champions) e attese. Di questo hanno anche scherzato a Coverciano, un mese fa, durante la Panchina d’oro. Giocandoci poi su anche davanti alle telecamere: «Chi arriverà secondo? Rudi lo sa, a me non piace parlare. Entrambi faremo parlare il campo». Già, Lazio permettendo però, perché da allora la sfida è diventata a tre. Anche se poi, Rafa e Rudi si giocheranno molto proprio sabato, nel loro faccia a faccia.