(M. Nicita) – Era il tridente dei sogni in estate, dopo la campagna acquisti della Roma, che puntava dritta allo scudetto. La velocità di Gervinho e Iturbe con la tecnica di Totti che fa girare la palla a ritmi difficili da «leggere» per le difese avversarie. Un sogno durato una notte di mezza estate. Quel 17 settembre, col debutto stagionale in Champions, fu illusorio. Gol e assist per l’ivoriano e il nuovo (costoso) acquisto sudamericano, assist di Capitan Francesco e Cska Mosca sommerso da una cinquina. Quasi sei mesi dopo, con Garcia che finalmente può riproporre – dopo infortuni e indisponibilità varie — quel tridente, il ricordo di quell’effervescente partenza in Champions è talmente sbiadito da far fatica a pensare di essere nella stessa stagione. La Roma non riesce da troppo tempo a dare profondità alla propria azione e le (presunte) frecce sono sempre lì a rinculare per chiedere palla fra i piedi e quasi mai sulla corsa, diventando prevedibili e facilmente marcabili.
RIPARTENZE Le uniche eccezioni, in un primo tempo davvero brutto, capitano non a caso nelle due situazioni nelle quali – pressando alto – la Roma ruba palla nella trequarti e dà profondità all’azione. Succede in avvio, con Nainggolan che prende la sfera e lancia a sinistra Gervinho, il taglio centrale di Iturbe è tempestivo, ma il tiro potente è troppo alto. A fine tempo è sempre l’argentino a recuperare il possesso e a servire l’ivoriano, il cui destro incrociato disegna una diagonale di poco larga sul palo più lontano.
DIFESA IMBARAZZANTE Tutto il resto è noia, anzi peggio. Nel senso che gli svarioni difensivi e i disimpegni sbagliati si susseguono in maniera imbarazzante. Cole un paio di volte consegna palla ai 20 metri agli avversari. Astori (18 passaggi negativi) e Manolas girano più volte a vuoto, lo stesso Florenzi spinge meno e sbaglia tanto anche lui: 15 appoggi fuori misura.
CALCIO PIAZZATO SCONTATO Un ulteriore particolare, del primo tempo inguardabile. Tre volte Florenzi dalla bandierina del corner ha sempre calciato nello stesso, prevedibile modo: parabola lunga e lenta appena in area, che Totti dovrebbe tramutare in tiro al volo. Ci riesce con esiti irrilevanti la prima volta, manco tocca palla nelle altre situazioni. L’impressione è che la Roma curi poco la preparazione dei calci piazzati, senza avere alternative in grado di creare difficoltà alla difesa avversaria, che difficilmente ha sofferto.
TRE FRECCE Maran ha chiesto ai suoi pressing alto e molto aggressivo che ha creato grandi problemi nelle uscite ai giallorossi, incapaci di trovare alternative. Garcia prova nella ripresa il 4231 inserendo un’altra freccia, Verde, e lasciando a Ljajic libertà per inventare nella trequarti. Ma la squadra non recepisce la scossa che intendeva dare il tecnico, costretto ad aggiustare ancora in corsa (fuori Iturbe e dentro un Pjanic da troppo tempo irriconoscibile) per tornare al 433 perché la Roma balla troppo e si salva solo grazie alla imprecisione nelle conclusioni di un Chievo che comunque ha creato più occasioni della seconda forza del campionato