Non è sicuramente il primo e unico allenatore che nel giro di pochi mesi è riuscito nell’impresa di passare dalle stelle alle stalle sulla panchina della Roma. Prima di lui gente del calibro di Zdenek Zeman, Fabio Capello, Luciano Spalletti e molti altri che hanno vinto, trionfato e raccolto numerosi proseliti grazie ai loro iniziali exploit, prima di finire nel calderone delle critiche e delle discussioni iper-realistiche e filosofeggianti. Oggi tocca a Rudi Garcia passare definitivamente da idolo e condottiero di una Roma bella e spavalda a primo colpevole e dunque ‘capro espiatorio’ ideale per la pareggite giallorossa degli ultimi 2-3 mesi.
I quotidiani nazionali stamattina si sbizzarriscono nel trovare gli aggettivi qualificativi che esprimano maggior demerito ed insufficienza nella gestione di Garcia. L’assist viene proprio dalla bocca del francese, che ieri dopo settimane di ottimismo e di difesa estenuante dei suoi giocatori si è lasciato andare a commenti quasi disperati: “Mai vista una Roma così brutta“ – ha ammesso il condottiero Rudi, aprendo di diritto il dibattito sulle colpe di una crisi ormai appurata e sotto gli occhi anche dei più ottimisti.
Una Roma che stenta, che non tira in porta, che non ha equilibrio. Ma le colpe sono tutte di Garcia? Sicuramente no, come in ogni crisi o periodo sfortunato che dir si voglia, gli errori vanno divisi fra tutti i componenti: allenatore, staff, calciatori e società. Individuare le reali colpe del tecnico è comunque un giochino che va fatto, almeno per una dovuta chiarezza di intenti specifici. La prima ‘colpa’ che ci viene da sottolineare è l’incapacità di cambiare tipo di gioco: 4-3-3 o 4-2-3-1, la sua Roma utilizza i due moduli più dispendiosi di energie anche in carenza di condizione atletico-fisica. I terzini sono adattati, in mezzo si corre poco e gli esterni alti fanno sempre gli stessi movimenti, ma cambiamenti di ordine tattico non se ne sono visti. Escludendo la difesa a tre, che sarebbe autolesionistico provare ad oggi, ci sono parecchie varianti di gioco che Garcia potrebbe sfruttare ma non prende in considerazione, come irrobustire il centrocampo con il ‘rombo’ o utilizzare un classico 4-4-2 equilibrato.
Ma il modulo è solo uno dei problemi; manca la motivazione e l’energia mentale, che in campo solo un allenatore di carattere può trasferire. E qualche scelta di uomini va rivista, perché Gervinho è sottotono ma continua a giocare sempre, perché usare Totti ogni partita per 60′ non vuol dire gestirlo al meglio, perché Keita schierato da mediano centrale può anche guidare i compagni da leader, ma non riesce a dare nessun tipo di copertura ad una difesa allo sbando. E ci fermiamo qui, nell’analisi di un tecnico che non sta trovando il bandolo della matassa e non riesce a decidere un 11 ideale da inizio stagione. Ma se la squadra non corre, non calcia in porta e non tramuta in gol ciò che di (poco) buono fa durante i 90′ non è sicuramente colpa del mister. Se Doumbia e Ibarbo sono stati acquistati da infortunati cronici non è colpa del mister. Se lo staff medico ha peggiorato le condizioni di Strootman, Ibarbo, Iturbe e Florenzi lasciandoli in campo dopo gli stop fisici non è colpa del mister. Ognuno si prenda le sue responsabilità, dal direttore generale fino all’ultimo massaggiatore; solo così si eviteranno ancora figuracce e sbandate colossali.
Keivan Karimi (Twitter @KappaTwo)