(U. Trani) – «Lavoreremo per colmare il gap con la Croazia che attualmente è più forte di noi». Antonio Conte si sente ancora ct dell’Italia. Che si prepara a sfidare la prima del gruppo H, con 2 punti di vantaggio, il prossimo 12 giugno a Zagabria. Poche parole, ma significative. Per non far scattare l’allarme: l’addio è in stand by. Anche se ci sta pensando almeno da novembre, quando a Marassi, dopo l’amichevole vinta contro l’Albania, disse di sentirsi solo e abbandonato. «Mi volto dietro e non trovo nessuno». Il riferimento è ai colleghi che lo hanno scaricato in massa. Non solo Allegri che ne ha preso il posto alla Juve. Pure quelli che guidano le piccole. Niente stage, minima collaborazione. Lo difende, anche nei fatti con quei 4 milioni – mai visti in azzurro – di ingaggio (metà versato, indirettamente o direttamente fa lo stesso, dalla Puma, più ricchi bonus milionari legati al successo a Euro 2016 e al miglioramento del ranking), la Federcalcio di Carlo Tavecchio e Claudio Lotito che lo hanno voluto, è il caso di dire a tutti in costi, sulla panchina più prestigiosa. Il presidente federale è sicuro: «Non ci lascerà». Anche se il confronto (1 ora e mezzo) di Sofia è stato tanto aperto da non chiudere di fatto l’ipotesi delle dimissioni. Che costerebbero a entrambi. Dannose per l’immagine già sgualcita dell’equilibrista di via Allegri, onerose per la robusta penale presente nel contratto del salentino. In autunno si fece vivo di nuovo il Psg. Mentre la Roma è da sempre curiosa. A giugno ne sapremo di più. Dopo la Croazia, magari con la promozione sicura o quasi (difficile non andare in Francia: passano direttamente pure le seconde e la migliore terza). Nel ‘ 96, in Inghilterra, l’ultima volta che l’Italia si presentò agli Europei da seconda, con Sacchi in panchina: dietro proprio ai croati, ma con gli stessi punti.
NEMICI CARISSIMI – A Conte non può bastare l’affetto che gli ha riservato ieri la sua Torino. Più dolce e primaverile del previsto anche con lui. La ferita è solo bianconera. Perché non comprende la guerra della Juve. A lui, capitano di grandi trionfi e tecnico dei tre scudetti di fila. Anche se lo Stadium, visto che Marchisio (per ora) non è da operare, non dovrebbe più diventare il Colosseo, con quei pollice verso che lo manderebbero in bestia, il ct non riesce a essere sereno. «Ho sempre pensato solo a lavorare. Vorrei farlo anche qui». Non ci riesce. Colpa della proprietà e dei dirigenti del suo club amatissimo. Non dei giocatori. Che sono con lui. E in prima fila troviamo proprio i senatori bianconeri. Buffon, Chiellini e Barzagli si sono schierati apertamente al suo fianco prima e dopo la gara di Sofia. «Può ripetere con l’Italia il percorso fatto con la Juve». Ricostruire e vincere dicono i suoi fedelissimi. Eppure lo scontro con i suoi ex datori di lavoro non si arresta. Come se non volessero perdonare al ct la fuga dell’estate scorsa. E anche la motivazione, data non solo in privato: i top player snobbano il nostro paese e anche la società tricampione d’Italia. Non può, dunque, non far notizia che la Fiat (sponsor storico) stia pensando si separarsi dalla Nazionale. Tavecchio, Lotito e Contebastano e avanzano per lo strappo definitivo, anche se preparato ormai da tempo e senza aspettare il caso Marchisio.
INTERPRETI SCARSI – Ricco lui, povera l’Italia. Solo 4 giocatori su 11, tra quelli schierati inizialmente a Sofia, sono titolari in Champions: Sirigu e Verratti (Psg), Bonucci e Chiellini (Juventus). Diventano 6 con Barzagli (Juve) e immobile (Borussia Dortmund), ma il difensore è appena tornato e l’altro non ha il posto fisso. Pochi se si guardano la Germania, la Francia e la Spagna. Noi, più o meno, come l’Inghilterra, avversaria di domani sera quando Conte proverà le alternative. Oggi la situazione è deprimente: dietro stecca proprio il blocco bianconero, davanti gli attaccanti viaggianno alla media di 1 gol a testa (9 reti di gruppo e Chiellini bomber con 2). Intanto Conte integra la rosa con Abate e Santon (53 convocati) e recupera Florenzi. Criscito polemizza su Twitter usando tanti interrogativi sulla convocazione dei due esterni bassi.