(M. Caputi) – Il 6 gennaio, alla ripresa del campionato, la Roma vinceva a Udine con la rete di Astori, la Juventus pareggiava con l’Inter. La squadra di Garcia, con 39 punti, a – 1 dalla vetta e a + 9 da Lazio e Napoli, si trovava in piena lotta scudetto, con un rassicurante vantaggio sul resto del gruppo. Ora, dopo poco più di due mesi e 10 gare giocate, la situazione è precipitata: la Juventus è volata avanti di 14 lunghezze, la Lazio ha recuperato 8 punti. Fiorentina e Sampdoria addirittura 10, solo il Napoli, vittima della sua discontinuità, è riuscito a rosicchiarne 5. Dal paradiso all’abisso dunque, sancito dalla sconfitta con la Sampdoria. La squadra giallorossa, in questa parte di campionato, ha ottenuto 11 punti, ma i segnali si erano manifestati ben prima della sosta natalizia. Ora tutti hanno scoperto che la Roma è in crisi. É confortante sapere che, quando in questi mesi si evidenziavano i problemi e le difficoltà della squadra, oppure si criticavano le scelte in sede di mercato, non si era dei visionari o tra coloro che non volevano il bene della Roma. Adesso è troppo facile per tutti, anche per i protagonisti. Complicato è stato prendere posizione tempo fa, avvertendo e denunciando i problemi mentre allenatore e dirigenti negavano qualsiasi difficoltà, nascondendosi dietro il secondo posto e la striscia d’imbattibilità. Eppure la scadente condizione atletica del gruppo era evidente, così come l’incapacità della squadra a esprimere un gioco accettabile. In assenza di sprint e soluzioni tecnico/tattiche adeguate per qualsiasi avversario è stato facile capire come schierarsi e cosa fare. Il mercato di gennaio è stato poi un capolavoro: anzichè rafforzarsi la Roma si è indebolita. I nodi sono venuti al pettine, errori e problemi hanno portato il conto. I più amareggiati e disorientati sono i tifosi che hanno visto sgretolarsi ambizioni e speranze. In questa pagina ci sono 10 quesiti, vengono proprio da loro, e meritano una risposta. Il campo e gli avversari incombono minacciosi: restano 11 giornate di campionato e la gara di domani in Europa League non è solo decisiva per la qualificazione. Serve un segnale, una reazione mentale e morale, più che tecnica. Non si chiede di ritrovare in pochi giorni condizione fisica e gioco, ma di vedere atteggiamenti diversi. Fino al termine della stagione ci sia unità d’intenti, poi ognuno per la sua strada.