(A. Angeloni) Spesso è stato accostato a squadre di ogni genere, dalle top d’Europa (Atletico Madrid) alle medie italiane (Torino). Lui, Adem, il ragazzo dallo sguardo triste ma da un caratterino niente male, si è messo lì, a testa bassa e alla fine è riuscito a vincere la sfida con se stesso. Chiedeva continuità, voleva sentirsi un punto di riferimento, non uno da dentro e fuori. Un po’ di fiducia addosso non fa male, specie per uno come lui, che ha dato il meglio di se quando si è trovato (a Firenze) ad essere il punto di riferimento dell’attacco. Dodici gol nella stagione 2012-2013, quella del rilancio a Firenze, dopo il triste episodio dello schiaffo dal maestro Delio Rossi. Di gol non ne ha mai fatti tantissimi, non è mai stato un bomber di razza (al massimo 6 prima di quei 12 a Firenze ), basti vedere lo score di questa sua stagione top, otto reti in campionato e uno in Europa League. Un capocannoniere atipico, che ha fatto centro come altre seconde punte o traquartisti, vedi Mauri, Théreau e Eder, più Zaza, che di mestiere invece fa il centravanti puro, ma lo fa nel Sassuolo. Il cannoniere del campionato, Tevez, ha segnato quasi il doppio dei suoi gol, 15. La Roma, a differenza delle grandi squadre eropee non ha un attaccante in doppia cifra e, rispetto allo scorso anno, funziona meno la cooperativa del gol: un anno fa, a sei reti c’erano Totti, Destro e Gervinho (e Borriello con un gol), più Adem a cinque. La vena sotto porta del solo Ljajic non può bastare (Totti è quota 5, Gervinho 2, Iturbe 1).
Il solo Ljajic, non basta, insomma. Adem è un trequartista, una seconda punta, se vogliamo è un centravanti sui generis. A Verona, domani, contro il Chievo, dovrà lanciare Gervinho e Iturbe (o Verde), partendo ora dalla fascia e ora dal centro. Totti non c’è, c’è Ljajic che dovrà fare il Totti. «Quello del Chievo è un campo difficile, ha bisogno di punti. Ma anche noi, come detto tante volte, andremo lì per provare a vincere. Andare in campo, dare il massimo, giocare il nostro calcio. La classifica? Guardiamo a noi stessi, se giochiamo bene non abbiamo paura di nessuno. Sia dietro che davanti a noi».
RADJA E LA PREMIER – Sarà pure la partita di Astori, convinto di «essere da Roma» e di Keita, disposto «a restare nella capitale». E sarà la partita di Garcia (annullata la squalifica post Genoa – quella del presunto schiaffo allo steward – che in un primo momento era stata solo sospesa), che fin ora ha sempre battuto il Chievo nelle tre occasioni presentategli fin qui. Cosa mai accaduta con altre squadre. Infine, e stavolta è quella buona, domani ci sarà il ritorno di Nainggolan, non titolare da due partite. Intanto la questione legata al suo riscatto a breve potrebbe arricchirsi di un nuovo scenario. A Trigoria, in costante contatto con il Cagliari (detentore dell’altra metà del cartellino) e con l’agente del calciatore, sono pronti a valutare un’offerta del Manchester United (ma anche il City monitora la situazione) che in Inghilterra danno oramai per imminente. Quaranta milioni è la somma che farebbe traballare le certezze dei due club italiani che a quel punto, anziché discutere sul milione in più, milione in meno del riscatto, potrebbero incassare venti milioni ciascuna. Con la società sarda, nelle ultime settimane c’è stato un sondaggio da parte di Sabatini anche per Donsah. Tornando a Ljajic. La Roma è soddisfatta del suo rendimento. Adem è risorto, così narra la leggenda, dopo la sfuriata di Garcia a Napoli lo scorso anno. Da lì in poi ha sbagliato sempre meno. La società sta trattando con il suo procuratore il rinnovo con adeguamento, ridiscutendo pure la clausola. Che prima si aggirava intorno ai venti/venticinque milioni, ora dovrà superare i trenta. E’ un modo per trattenerlo a vita? Forse. Il pericolo cessione esiste sempre. Ma ora con quella cifra il rimpianto sarebbe minore.