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IL TEMPO La Roma arriva troppo tardi

Keita
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(T. Carmellini) – E meno male che doveva essere il big match del campionato, lo scontro diretto, la sfida delle sfide. Perché di spettacolo all’Olimpico se n’è visto poco davvero. Ne esce un pareggio, brutto. Va benissimo alla Juventus capolista che mantiene inalterato il vantaggio sullaRoma e chiude probabilmente il discorso campionato: 9 punti avanti (10 con lo scontro diretto) con tredici partite da giocare sono davvero troppi. Per chiunque, figuriamoci per questa Roma che non vince una partita di campionato in casa dallo scorso 30 novembre.

La squadra di Garcia sbatte di nuovo su se stessa, dopo la scintilla diRotterdam torna a smarrire il suo gioco e fa le cose più belle nel finale una volta rimasta in dieci. Il peggiore? Garcia, che conquista comunque il suo primo punto contro la Juve da quando è in Italia, ma sbaglia formazione, si affida all’undici anti-Feyenoord e si accorge troppo tardi che quelli «buoni» erano in panchina. La Juve invece fa il minimo indispensabile, aspetta e colpisce quando deve. Rinuncia a giocare, è vero, ma dimostra di essere ancora molto più squadra della Roma: rocciosa, non sbaglia un pallone e pur non giocando esercita una sorta di soggezione che tiene sempre dietro i giallorossi. In mezzo Orsato, che fa tutto al contrario dall’inizio alla fine pur non aiutando nessuno. In avvio grazia De Rossi e Yanga-Mbiwa entrati duri sulle gambe dei rivali, poi a un certo punto della serata cambia registro e tira fuori gialli a pioggia. Ma il canovaccio della serata è chiaro: la squadra di Garcia prova a fare la partita mentre la Juve sta lì dietro che aspetta. Per Allegri va tutto come previsto: non hanno urgenza i bianconeri (senza Pirlo e Pogba) in campo con due risultati buoni su tre e stanno attenti solo a non prender gol (Chiellini che resta dietro sui calci piazzati ne è chiaro sintomo). Tanto più se dall’altra parte del campo c’è una Roma tornata macchinosa che fatica a verticalizzare e, nonostante un forsennato possesso palla, non produce un tiro in porta in tutto il rimo tempo. Anzi, paradossalmente è proprio la Juve ad essere più pericolosa nelle ripartenze e nei calci piazzati. Eppure Garcia ci aveva creduto, pensava di aver ritrovato la sua Roma dopo l’exploit di Rotterdam e forse anche per questo aveva rinunciato una volta ancora aNainggolan. Così non è stato e per battere la Juve questa Roma non basta: così come non serve il nervosismo tra Manolas e De Sanctis dopo i due fischi di Orsato.

La ripresa cambia poco, è sempre la Roma a tener la palla ma la Juve ad essere pericolosa. In avvio Vidal grazia la Roma (contropiede innescato da un errore marchiano a centrocampo di Ljajic), poi arriva la purga: puntuale. Torosidispaga il cambio di umore di Orsato che per un tempo aveva concesso tutto e nella ripresa castiga il greco (già ammonito) per un «incrocio» con Vidal che finisce a terra. La Roma resta in dieci e sulla punizione Tevez porta avanti i suoi. Calcio piazzato perfetto, De Sanctis nemmeno prova a buttarsi e fa 1-0: è la differenza tra avere e non avere un attaccante. Il gol sveglia Garcia che fin qui si era appennicato in panchina e inizia a cambiare: finalmente. A breve giro fuori Ljajic, Totti e De Rossi, dentro Iturbe, Nainggolan e Florenzi: cambia la Roma. Da qui in avanti è un’altra partita, la squadra di Garcia sente la sveglia e a perdere non ci sta. Cresce col passare dei minuti, riesce a far breccia nel muro fin qui insormontabile alzato da Allegri e raggiunge un meritato pareggio con Keita: punizione perfetta del neo entrato Florenzi e inzuccata dell’africano che sigla il suo secondo gol con la maglia della Roma. Finisce così, con i giallorossi che cercano di leggerla positiva: un punto preso al Napoli in chiave secondo posto alla fine non è poi così male. Questa Roma, al momento, non può ambire ad altro.

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