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IL TEMPO Papalia indagato per bancarotta

Tor di Valle
Tor di Valle

(Il Tempo) – C’è anche Gaetano Papalia tra i cinque indagati per bancarotta fraudolenta nell’inchiesta sulla vendita del terreno sul quale verrà costruito lo stadio della Roma. L’ipotesi al vaglio dalla Procura capitolina è che l’imprenditore abbia realizzato una distrazione di beni, per sfuggire ai creditori, lasciando dietro di sé i «cadaveri» di società portate al fallimento. Il «pezzo da 90», da «mettere al sicuro» in una «scatola societaria» scevra dai debiti, sarebbe stato proprio l’area dell’ex ippodromo. In particolare, l’indagine punta a chiarire se ci sono illeciti nel trasferimento degli asset della Ippodromo Tor di Valle srl, proprietaria del terreno, alla Sais spa, che a sua volta lo ha venduto il 26 giugno 2013 alla società Euronova per 42 milioni di euro.

La Sais è stata dichiarata fallita dal Tribunale civile il 22 maggio scorso. Sulla sentenza c’è un’istanza di reclamo pendentepresso lo Corte d’appello. Nel frattempo, al Tribunale ordinario, è in corso una procedura fallimentare anche nei confronti della Tor di Valle srl, amministrata sempre da Papalia. Lo scenario si ripete in maniera quasi speculare a Napoli e Firenze. La procura partenopea, infatti, ha indagato per bancarotta fraudolenta gli amministratori e i membri del collegio sindacale della Ippodromi e Città spa. Sul fallimento della «società madre» dei Papalia c’è anche una procedura fallimentare aperta al Tribunale di Napoli. La procura romana e quella napoletana sono in stretto contatto. Ora bisognerà capire se un’inchiesta confluirà nell’altra e, nel caso, di chi sarà la competenza territoriale.

Nel frattempo, proseguono le indagini del secondo filone al vaglio dei pm romani. Si tratta del fascicolo (al momento senza ipotesi di reato e indagati) sull’itera amministrativo che ha portato il 22 dicembre l’Assemblea capitolina ad approvare la delibera di riconoscimento di pubblico interesse dello stadio a Tor di Valle. La Procura fiorentina, invece, sta indagando su una presunta truffa organizzata per ottenere dall’Unione nazionale per l’incremento delle razze equine fondi pubblici, che sarebbero stati utilizzati dagli imprenditori proprietari degli ippodromi per acquistare auto e ville di lusso. Secondo gli accertamenti della GdF, dal 2008 al 2012, la società Ippodromi e città spa avrebbe nascosto all’erario 57 milioni di euro. Una battuta di arresto in questa indagine si è avuta con l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Firenze, che ha restituito agli indagati (tra cui Papalia) tutto quanto era stato sequestrato. Provvedimento confermato, poi, anche dalla Corte di Cassazione.

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