(F. Balzani) – Le gerarchie sono saltate, e gli intoccabili (tranne forse Gervinho) non ci sono più. È questo uno dei segnali che Garcia ha voluto dare a Cesena dove si è visto il primo prototipo di Roma 2.0, quella che dovrà conservare con le unghie e coi denti un 2˚ posto vitale per il futuro del club.
Così Garcia ha tolto dal sarcofago Salih Uçan, fino a domenica sera l’oggetto più misterioso del mercato sballato della scorsa estate. Il turco, che in patria paragonano addirittura a Zidane, era stato inseguito a lungo da Sabatini che si innamorò di lui dopo averlo visto all’opera contro la Lazio. Il ds riuscì a strapparlo al Fenerbahçe con una formula anomala: prestito oneroso per il 1˚ anno a 4 milioni e 750 mila euro, con opzione d’acquisto dal 2016 per 11 milioni. Non male per un 21enne proveniente da Marmaris una cittadina di 35mila abitanti. Una cifra esagerata se rapportata ai minuti giocati fin qui: sessantanove (66 ieri, 3 col Chievo il 18 ottobre). Una lunga assenza dal campo che aveva portato i giornalisti turchi a chiedere a Garcia il perché di tanto ostracismo. «Deve sapersi prendere la sua occasione», era stata la risposta del tecnico.
Non solo Uçan però. Nella ultime 10 “battaglie” troverà sempre più spazio il rientrante Ibarbo. Domenica Garcia ha preferito inserire il colombiano piuttosto che Iturbe (relegato in panchina col connazionale Paredes) e sta studiando per lui un doppio ruolo alla Florenzi (terzino e ala). In attacco (zero gol delle punte a marzo), invece, Rudi ha dato fiducia a Doumbia. Nella Roma 2.0 poi troveranno sempre più spazio i giocatori della Primavera. Dopo Somma, Sanabria e Verde, infatti, domenica è arrivato l’esordio per Lorenzo Pellegrini, che qualche mese fa rischiò di ritirarsi dal calcio per un’aritmia cardiaca. E sotto osservazione, soprattutto durante la sosta per le nazionali, ci sono Calabresi, Di Mariano e Vestenicky. Oggi Garcia preferisce la loro fame ai gusti difficili di alcuni big.