La Roma che non vince un derby da cinque anni e che è in corsa per il quarto posto Champions. La Lazio che di derby ne ha vinti quattro su quattro l’anno prima e che ora è prima in classifica nell’attuale torneo. Gli elementi per un derby da favola ci sono tutti. È la stracittadina dell’11 aprile 1999.
La Roma di Zeman scende in campo con Konsel, Cafu, Aldair, Zago, Candela, Alenitchev, Tommasi, Di Francesco, Gautieri, Delvecchio, Totti.
Risponde la Lazio di Eriksson con Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlovic, Pancaro, Sergio Conceição, Almeyda, R. Mancini, Nedved, Salas, Vieri.
Tanti campioni in campo, tutti alla caccia di tre punti fondamentali. L’approccio alla gara è veemente e giallorosso con una serie di iniziative pericolose dalle parti di Marchegiani. Il gol non tarda ad arrivare: è il 13′ del primo tempo, Delvecchio viene lanciato in profondità dalle retrovie sulla fascia sinistra, l’attaccante riesce a eludere Nesta e Mihajlovic con una finta a rientrare, una giocata che gli permette di entrare in area in posizione di sparo. La conclusione mancina del 24 è poderosa e finisce sotto l’incrocio dei pali. Marchegiani sfiora appena, ma non può nulla. Delvecchio esulta con una maglia donata dai tifosi: “Vola Supermarco vola”. La Roma è in vantaggio e la Lazio stordita. Come in un incontro di pugilato, serve almeno un altro pugno assestato bene per mettere ko l’avversario o incrementare i punti. Detto, fatto. Passano altri trenta minuti e la Roma raddoppia: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Totti crossa lungo verso il secondo palo, la sfera è destinata a Delvecchio che, sottomisura, impatta in tackle e deposita ancora una volta alle spalle del portiere. Lo stadio è tutto romanista e si sente. Tuttavia, non è ancora finita.
C’è ancora un tempo da giocare. Nella ripresa i capitolini cercano il colpo del definitivo ko, ma per imprecisione non arriva. Così, puntuale, arriva la marcatura che non ti aspetti, quella della Lazio: Vieri realizza l’1-2 a undici minuti dalla fine. I sostenitori giallorossi imprecano, pensavano di vivere un finale di gara più tranquillo. Niente di tutto questo. Lo schiaffo biancoceleste invoglia i ragazzi di Zeman a chiudere il discorso una volta per tutte.
È il 45′: Alenitchev entra in area laziale e semina il panico con una serie di finte e controfinte che mandano in tilt la retroguardia, il pallone arriva a Totti che prima lo controlla e poi lo deposita dentro senza problemi. Per il capitano romanista è il secondo gol nei derby, aveva segnato anche all’andata quello del 3-3. Ma questo sigillo conta di più. E lui lo ricorda ai suoi avversari con una t-shirt celebrativa: “Vi ho purgato ancora”. Lo speaker dell’Olimpico annuncia il gol del numero 10 con queste parole: “Onore e gloria a te capitano, grande uomo e straordinario calciatore. Popolo giallorosso alzati in piedi ed esulta al terzo gol della Roma. Il gol del capitano giallorosso, gol numero 8 per lui in campionato, è il gol del bimbo de oro, con il numero 10 Francescoooooo”. “Tottiiiiiiii”, è la risposta del popolo. Del popolo di Roma. Del popolo che torna a rialzare la testa. È il tripudio, è qualcosa di bellissimo anche se vale solo tre punti. La Roma torna a fare sua una stracittadina dopo cinque anni con una convinzione: meglio un derby oggi che forse uno scudetto domani.