(M. Cecchini) – Il paradosso più grande, forse, è che la rabbia della gente non è più nemmeno così grande. A poco più di un mese dalla fine della stagione, la Roma ha cominciato la sua ennesima traversata nel deserto. Un deserto che non riguarda solo il pubblico – l’assenza della Curva Sud è quasi un incidente di percorso per arrivare a una bonifica di un certo tipo di tifo – ma soprattutto di sogni. Al netto del discorso nuovo stadio (che ai tifosi in fondo interessa fino ad un certo punto), l’ambiente giallorosso sembra non credere più a niente. Se si pensa al capitale di aspettative che si era creato nell’aprile del 2011 – quando la proprietà americana trovò l’accordo per l’acquisto del club – adesso sembra di respirare polvere di stelle. Persino Garcia pare sfiorito ed è per questo che – tra ipotesi di ritiro anticipato e la gestione dello spogliatoio (domenica è toccato a Iturbe e Paredes) – stavolta ha provato a ringhiare, dopo che domenica aveva addirittura accusato la squadra di poca voglia.
IDEA RITIRO Il clima ieri era così da ultima spiaggia che si è sparsa voce della possibilità di un ritiro anticipato, ipotizzando come sede Novarello, dove trovò ristoro la Roma di Andreazzoli. Lo stesso Garcia però è stato perplesso, senza contare le tante difficoltà logistiche che ci sarebbero state. In ogni caso, nei venti minuti di confronto nello spogliatoio, l’allenatore ha espresso concetti non nuovi, anche se con forma inusitata. Il senso è stato questo: «Stavolta non voglio leggere frasi sui giornali, tenete le cose per voi. Sono arrabbiato perché siamo senza alibi. Dobbiamo impegnarci di più. Se giochiamo come abbiamo fatto contro l’Atalanta non arriviamo neppure quarti».
CASO ITURBE Non sappiamo se il discorso ha fatto breccia nel cuore della squadra, che di sicuro stima l’allenatore. In un periodo però in cui la frattura con la parte più dura del tifo è evidente, gli accenni alla voglia e la mancanza di una chiara adesione alla posizione «pallottiana» sugli ultrà («Fuori dagli stadi») che a loro volta lo hanno eletto come proprio beniamino («Noi vogliamo undici Garcia», hanno cantato) stanno creando qualche perplessità nel gruppo. Come dire: siamo sicuri che il tecnico sia solo dalla nostra parte? Una cosa è certa: a prescindere dall’allenatore, sono diversi i calciatori che vogliono cambiare aria. Se un baby come Paredes è stato ripreso dai compagni per qualche atteggiamento sopra le righe durante la partita, chi preoccupa anche dal punto di vista umano è Iturbe. L’attaccante domenica è stato fischiato sia prima sia (soprattutto) dopo la partita, mentre ad ogni tocco di palla partiva un brusio. Nello spogliatoio i compagni lo hanno descritto distrutto, devastato, come di chi non veda l’ora che la stagione finisca per poter cambiare aria. Il ragazzo è rimasto schiacciato dalla sua valutazione «monstre » (23 milioni più bonus), che adesso rende difficile persino rivenderlo, pena minusvalenza da record. Più probabile che per lui si apra la strada di un prestito che lo rivaluti.
CUSCINO BALZARETTI Per la prossima stagione, comunque, a Trigoria c’è voglia di cambiare rotta. Per questo si parla della creazione di una figura cuscinetto tra squadra e società. Si tratterebbe di una figura delicata, perché non dovrebbe essere visto dai giocatori e dall’allenatore come una potenziale «spia» nello spogliatoio, ma una specie di esperto di tutte le dinamiche. Logico che innanzitutto gli occorrerebbe la fiducia di Garcia e questo fa sussurrare il nome di Balzaretti, se lo sfortunato giocatore, fuori da un anno e mezzo, dovesse decidere di smettere col calcio giocato. Comunque, tutto è ancora da decidere, ma l’impressione è che se non ci sarà un colpo di coda di fine stagione, la traversata nel deserto dei sogni per la Roma non finirà così in fretta.