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GAZZETTA DELLO SPORT La svolta secondo Proietti: «Mi piacciono i volti nuovi»

Gigi Proietti
Gigi Proietti

(T. Bottaio) – Gigi Proietti in sala prove per il suo ultimo spettacolo «Cavalli di Battaglia» in tournée in tutta Italia da maggio: «Uno spettacolo non certo celebrativo, ma dopo tanti anni voglio fare il punto della situazione con i miei “Cavalli di battaglia”».

Gigi Proietti sulle scene, un po’ come Totti alla Roma.

«Magari! Totti è un grande, è il massimo. Totti non si discute, si ama».

Però la Roma fa soffrire.

«La vittoria con il Napoli ci serviva come il pane. Però non si riesce a capire. Dopo oltre tre quarti di torneo sono comparse facce nuove. Qualcuno non si è più visto per motivi di salute, ma non si capisce perché altri non li avevamo proprio mai visti. E con queste novità si ricomincia a ritrovare un po’ di gioco. Le potenzialità ci sono tutte».

Roma più in difesa che in attacco.

«Perché, le squadre quando affrontano la Roma non fanno catenaccio? È che il punto debole era proprio la difesa, davanti eravamo insicuri. Col Napoli dovevamo mantenere il vantaggio e ce l’abbiamo fatta. Ho sofferto da morire, ma Manolas ha fatto una grande partita, De Sanctis è stato eccezionale. Tra tutti, mi è piaciuto anche Ibarbo. Avanti un altro. Daje Roma, damoje giù!».

Quindi positivi?

«Assolutamente. A trequarti di campionato siamo ancora secondi. Abbiamo avuto una crisi, è durata un bel po’, ma abbiamo campato di rendita. Ora potrebbe toccare ad altri, perché tutte prima o poi vanno in crisi. Magari alla Lazio o alla Fiorentina. Vediamo. Io credo che il secondo posto rimanga e che si possa anche rosicchiare qualche altro punto in avanti. Certo, la Juventus ormai è imprendibile, vittoria porta vittoria, come le ciliegie…. L’effetto psicologico è importante e non dimentichiamo che a giocare sono ventenni. So’ ragazzi».

In scena in teatro o allo stadio. Ci sono analogie?

«Ci ho pensato. Una commedia fa ridere soltanto se il primo attore dà spazio anche a tutti gli altri. Un gioco di squadra, una regia in cui ognuno è a disposizione dell’altro. Così nel calcio. Dove però la regia cambia ad a ogni partita, in base all’avversario. Diciamo che l’avversario per noi del teatro è il pubblico».

Platea e spalti.

«Vorrei parlare di quello striscione ignobile, assolutamente da condannare. Certo, continuiamo a stupirci di come possano ancora entrare cose simili in uno stadio. Dopo quello che è successo, le due tifoserie avrebbero dovuto sforzarsi di capire, razionalizzare. Rinfocolare invece è gravissimo».

Totti in scena a teatro?

«Perfetto. Nelle pubblicità è irresistibile. Non ne abbiamo parlato, lo conosco appena, sono stato al suo matrimonio, niente di più. Ma vedo che si diverte, è se stesso, come un bambino. Come me, che ad ogni spettacolo voglio verificare che mi diverto ancora».

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