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GAZZETTA DELLO SPORT La verità di Ancelotti: «In Italia i giocatori ostaggio degli ultrà»

Carlo Ancelotti
Carlo Ancelotti

(F. M. Ricci) – Fabio Capello lo ripete da tanti anni, Carlo Ancelotti lo ha detto chiaro ieri mattina: il calcio italiano è ostaggio degli ultrà. È un problema grave, ed è questa una delle ragioni più importanti del ritardo, della flessione, della perdita di appeal del nostro calcio.

VIOLENZA E STADI VUOTI L’allenatore del Real è intervenuto telefonicamente a «Radio anch’io sport», su RadioRai. Prima gli hanno chiesto un parere sulla Serie A, tanto svalutata, e Carlo tra un elogio e l’altro ha messo a fuoco il problema: «Il mio pensiero sul calcio italiano è sempre molto positivo, penso che sia sempre molto competitivo. Ciò che differenzia il calcio italiano da quello degli altri Paesi è soprattutto l’ambiente: gli stadi che sono più vuoti rispetto ad altre Nazioni e la violenza che si continua a notare più in Italia che da altre parti. Sono queste le cose che distinguono negativamente il calcio italiano, ma non è ciò che mi fa star lontano. Io sono all’estero per il piacere di vivere avventure altrove, di conoscere altre culture sportive, altri Paesi».

OSTAGGIO DEGLI ULTRA’ Carlo sorrideva bonario, col chiaro desiderio di non affondare il coltello nella piaga italica. Ma quando da Roma hanno azzardato un parallelo tra le recenti vergogne di Cagliari, Varese, Roma e i fischi del Bernabeu al suo Real è saltato come se gli avessero fischiato contro un rigore che non c’era: «No, ferma un attimo. Perché c’è una bella differenza. Qua la contestazione si limita, le volte che c’è, ai fischi dello stadio al gioco della squadra. Gli ultrà, gli striscioni, qui sono stati completamente dimenticati e non esistono più. Il Real Madrid ha fatto un grande lavoro negli ultimi due anni per eliminare le frange violente e ha raggiunto l’obiettivo. Al Bernabeu c’è chi critica il gioco della squadra fischiando perché il nostro è un pubblico molto esigente, ma è tutto un altro tipo di violenza. In Italia invece purtroppo si legge di quelli che vanno dentro gli spogliatoi e insultano i giocatori, ed è molto triste: non se ne può più. I giocatori in Italia si sentono ostaggio di tifosi senza cervello».

IL MONITO DI CAPELLO Solo qualche giorno fa Fabio Capello a Radio Sportiva aveva parlato di «tribunali inventati da gente con la fedina penale sporca: non capisco perché dobbiamo essere giudicati da questa gente». Il commissario tecnico della Russia aveva già puntato il dito contro gli ultrà nel 2009, quando durante un seminario a Coverciano disse che il calcio italiano era in mano loro. «In Spagna c’è grande rispetto – disse l’allora c.t. dell’Inghilterra – le famiglie vanno alla partita con i propri bambini. In Inghilterra gli stadi sono pieni, non succede mai niente e gli steward svolgono un ruolo perfetto. Mi rammarico molto di quanto sta succedendo in Italia, il declino sarà sempre più evidente, e invece basterebbe solo applicare la legge. Autorità e club devono prendere una decisione affinché la gente torni allo stadio e lo faccia in impianti più accoglienti». Sei anni dopo quelle parole sono attualissime e Capello è costretto a ripetersi: «Quanto successo negli ultimi giorni dovrebbe rappresentare il punto di non ritorno per tutti. In passato in pochi avevano il coraggio di dire certe cose e io ero tra questi. Non è un problema della Roma, gli episodi sono ovunque: non vedo perché si debba subire tutto questo». Le critiche dall’estero arrivano da nostri connazionali. E rischiano di restare inascoltate.

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