(A. Catapano) – Quasi un anno per avere la certezza di un processo. È quanto dovrebbe stabilire oggi il Gup Maria Paola Tomaselli, accogliendo le richieste dei pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio: per la rissa e la successiva sparatoria di Tor di Quinto, che il 3 maggio 2014 lasciò per terra il 29enne napoletano Ciro Esposito, deceduto dopo 52 giorni di agonia, i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio dello sparatore, l’ex ultrà romanista Daniele De Santis (per omicidio volontario, rissa aggravata, lesioni, porto abusivo di arma da fuoco, lancio di materiale pirotecnico), e degli ultrà napoletani che erano con Ciro, Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti (colpiti dagli spari), entrambi accusati di rissa e lesioni.
ORDINARIO Tutti e tre dovrebbero andare a processo con rito ordinario. I legali di De Santis, Tommaso Politi e David Terracina, non cercheranno sconti di pena con l’abbreviato. «Noi non abbiamo paura di questo processo: tutti gli accertamenti tecnici disposti dal la Procura dopo l’incidente probatorio confermano la ricostruzione dei fatti già operata dai diversi esperti del Ris». La difesa di De Santis, piantonato e in attesa del terzo intervento alla gamba, punterà a ottenere l’eccesso di legittima difesa o, nella peggiore delle ipotesi, l’omicidio preterintenzionale (fu aggredito con un coltello prima degli spari). Per l’accusa, invece, fu omicidio volontario (le coltellate arrivarono dopo). Chi ha ragione? Intanto, la Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati i quattro romanisti identificati dalla Digos come gli autori dello striscione esposto durante Roma-Napoli contro la madre di Ciro Esposito.