(A. Catapano) Un omicida in lettiga. Una madre che non crede ai propri occhi e, qualche istante dopo, alle proprie orecchie. Una compagnia di parenti ultrà che applaude l’omicida al suo arrivo. Grida. Incita. «Forza Daniele». E così un’aula di tribunale diventa la curva di uno stadio. L’avvocato difensore, Tommaso Politi, smentisce: «Sono state solo piccole frasi di incoraggiamento per una persona alle prese con una drammatica vicenda giudiziaria». Sarà, ma la sensazione sgradevole resta. Si va comunque avanti. Antonella Leardi, che ogni giorno convive col dramma — indipendente da cosa sia accaduto prima degli spari, resta un’immensa tragedia — di aver perso un figlio di 29 anni uscito di casa per andare a vedere una partita di calcio, è piuttosto scossa. Non aveva mai incontrato prima l’assassino — anche qui, indipendentemente dal perché abbia premuto il grilletto, è lui ad aver sparato — di Ciro. Non ne aveva mai incrociato lo sguardo. E quando è avvenuto, ieri mattina, nell’aula 6 della Palazzina A del Tribunale di Roma, è stato traumatico. Anzi, «doloroso — spiega la signora Leardi con una metafora —, dello stesso dolore che si prova durante un parto, quando l’ostetrica ti prende il figlio appena nato. Seguirò tutto il processo — annuncia —, fin dalla prima udienza: lo devo a mio figlio».
DALL’8 LUGLIO Perché un processo si farà, di fronte alla Terza Corte d’Assise di Roma, nell’aula bunker di Rebibbia, a partire dall’8 luglio. Da ieri è ufficiale. Ci sono volute cinque ore perché il Gup Maria Paola Tomaselli, al termine dell’udienza preliminare e della camera di consiglio, accogliesse le richieste di rinvio a giudizio formulate dai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio dopo un anno di indagini. Daniele De Santis dovrà rispondere di omicidio volontario, con l’aggravante dei futili motivi (un colpo messo a segno dalla Procura), oltre che di lesioni e porto abusivo d’arma da fuoco. Una montagna di accuse che non spaventa i suoi legali, ai quali va dato atto di aver evitato la scorciatoia del rito abbreviato. «Noi questo processo lo abbiamo cercato», ribadiscono.
A processo andrà anche l’ultrà del Napoli Gennaro Fioretti, rinviato a giudizio per rissa e lesioni: era nel gruppo di Ciro Esposito (fu ferito al braccio da una delle pallottole) e la sua presenza nel processo dimostra che per i pm qualcosa De Santis subì prima degli spari. Il processo dimostrerà se Gastone fu «soltanto » malmenato o anche accoltellato, come ipotizza la perizia del Racis. L’altro compagno di Ciro, Alfonso Esposito, sfrutta un difetto di notifica ed evita, per il momento, il rinvio a giudizio. La sua posizione è stralciata, ma i pm sono convinti di «recuperarla» entro l’8 luglio.
INTANTO GENNY Per un curioso scherzo del calendario del tribunale di Roma, oggi il celeberrimo Genny ‘a Carogna comparirà davanti al giudice Cinzia Parasporo, che potrebbe condannarlo per i reati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e di esposizione di materiale incitante alla violenza. Così almeno il primo capitolo di quel maledetto Napoli-Fiorentina sarà chiuso.