(A. Pugliese) – Magari vorrà farsi un regalo speciale per i suoi 25 anni in arrivo domani, affondando i ricordi fino a quel Roma-Napoli della scorsa stagione, quando con una doppietta allentò la resistenza degli azzurri, lanciando la Roma verso quell’ottava vittoria consecutiva che regalò una dolce illusione. Una doppietta arrivata davanti a Diego Armando Maradona, per l’occasione all’Olimpico per vedere il suo Napoli e che a fine partita lo applaudì. Ora è arrivato il momento per Miralem Pjanic di ripensare anche a quei momenti e di tornare ad essere decisivo come allora. Almeno lo spera la Roma e lo spera anche lui, che vuole buttarsi alle spalle un momento così, di certo non tra quelli da collezionare della sua avventura in giallorosso.
TOTTI A RISCHIO Quello dell’ottobre 2013 era un Pjanic diverso, appena rigenerato dalla cura-Garcia, pronto a prendere per mano la Roma, soprattutto nel momento in cui i giallorossi persero Totti per infortunio. Successe proprio in quel Roma-Napoli, quando la sfida era ancora in equilibrio, sullo 0-0. Poi Pjanic pennellò una punizione magistrale, prima di chiudere la pratica con un calcio di rigore nella ripresa. In mezzo ci fu anche l’infortunio di Gervinho, strane casualità del destino del calcio. Già, perché sabato prossimo la situazione potrebbe essere più o meno la stessa: Totti è in dubbio, ancora alle prese con il problema al flessore della coscia destra e si deciderà solo in extremis (venerdì) se rischiarlo o meno. Gervinho invece sarà sicuramente out. Ieri l’ivoriano ha effettuato gli accertamento del caso, resterà fuori 3-4 settimane per una lesione di primo grado al bicipite femorale destro. «La Juve è troppo lontana, ci batteremo per giocare ancora la Champions — ha detto l’ivoriano —. Doumbia? Viene da un altro campionato, ha bisogno di tempo per adattarsi. Ma so di cosa è capace, appena si adatterà sarà più semplice».
GENIO IN BILICO Dovesse succedere ancora di dover rinunciare insieme a Totti e Gervinho e considerando che Maicon sarà ancora out, Garcia allora non ha altre chance che affidarsi al genio di Pjanic per provare a costruire gioco e aumentare il grado di imprevedibilità della Roma. Del resto, il bosniaco è uno dei registi giallorossi, una delle fonti da cui abbeverarsi, anche se ultimamente un po’ arida. Pjanic lo sa e se ne rendo conto, anche se poi le statistiche dicono che nella Roma è quello che corre più di tutti e questo fa un po’ fa specie, pensando al suo dna. Oggi tornerà a Roma, dopo la parentesi con la Bosnia (3-0 all’Andorra e amichevole ieri con l’Austria). E si rimetterà subito sotto, anche per scacciare via tutti i brutti pensieri. Già, perché dopo aver rinnovato il contratto un anno fa, ora il suo nome balla spesso nei giochi e nelle strategie di mercato (a proposito, la Roma aveva in mano André Ayew dell’Olympique Marsiglia, l’Inter ha messo la freccia da un po’). Della Roma, ma anche sue. A meno che non torni presto quel Pjanic lì, quello che strappava applausi anche a uno come Maradona.