(C. Zucchelli) – Dove troveremo le risorse per il futuro? Dipenderà dal risultato finale in classifica…». Parlava così, Walter Sabatini, nel settembre di due anni fa, quando incontrava i giornalisti per fare il punto sul mercato, la cessione di Lamela e la squadra ricostruita dopo il 26 maggio. Era stato chiaro il d.s.: ieri come oggi la Roma non aveva bisogno dei soldi della Champions per sopravvivere, ma per fare un determinato tipo di mercato sì. Non é l’unica, in Italia come in Europa sono pochissimi i club che possono permettersi di spendere e spandere indipendentemente dai piazzamenti, e quindi anche a Trigoria bisognerà fare di necessità virtù.
REBUS RADJA – La prima questione da risolvere, anche solo per una questione di regolamenti, é quella che riguarda Nainggolan: il belga é in comproprietà con il Cagliari, la Roma per acquistare la sua parte (e i diritti sportivi) ha già speso 9 milioni, dovesse pagare l’altro 50% la stessa cifra arriverebbe agli stessi soldi di Strootman. Tanti? Giusti? Troppi? A Trigoria, dove con il club sardo dovranno discutere i difficili riscatti di Astori e Ibarbo (fissati rispettivamente a 5 e 12.5 milioni), contano di ottenere uno sconto, forti della volontà del giocatore, che a Roma sta benissimo e grazie a Garcia ha riconquistato la nazionale. I dubbi però ci sono perché parecchi club stanno sondando il terreno (soprattutto col Cagliari) e se davvero il Liverpool o un altro club mettessero sul piatto 26 milioni sarebbe difficile dire di no. Quasi impossibile senza i soldi della Champions, visto che, aspetto non secondario, Nainggolan ha chiesto un rinnovo di contratto con adeguamento.
PJANIC DA LUIS? – Il rinnovo lo ha ottenuto un anno fa Miralem Pjanic, ma la sua permanenza a Roma é tutt’altro che scontata. Senza il secondo posto sarebbe l’indiziato numero uno per la cessione eccellente che Sabatini sarebbe costretto a fare, con la Champions potrebbe restare, ma il condizionale é d’obbligo: perché il bosniaco ha mercato, ma ha anche un allenatore e dei dirigenti che lo adorano, a patto però di rivederlo ai livelli della passata stagione. Il discorso quindi non sarà solo economico, ma anche tattico e motivazionale. E sullo sfondo, dopo Liverpool e Psg, compare Luis Enrique, l’uomo che lo ha voluto a Trigoria nel 2011 e sarebbe ben contento di ritrovarlo a Barcellona (che però ha il mercato bloccato sino al gennaio 2016).
GLI ALTRI – Detto che, Champions o no, Cole e il suo lauto stipendio non faranno più parte dei progetti giallorossi, andranno monitorate anche le situazioni di Ljajic e Gervinho. Il primo, stando sempre alle parole di Sabatini nel 2013, ha una clausola rescissoria «importante» (si parla di 25 milioni), ma se arrivasse un’offerta inferiore ma soddisfacente, cioè intorno ai 15, la Roma ci penserebbe. Così come ci penserebbe se arrivasse per Gervinho, pagato 8 milioni. Ovviamente Garcia permettendo. Perché nonostante il rendimento inferiore alle attese di questi mesi non sarebbe facile convincere il tecnico a privarsi dell’ivoriano