(F. Oddi) Nella frazione di secondo tra la ribattuta di Guerrieri sul sinistro dal dischetto di Verde e il destro vincente sulla ribattuta, nel derby che valeva l’andata della finale di Coppa Italia Primavera, in tanti hanno pensato: è successo di nuovo. È la grande contraddizione del calcio giovanile: i più bravi salgono in prima squadra, gli allenatori sono ben contenti di riaverli con più esperienza, ma non sempre il rendimento è quello sperato. Alla Roma il caso più clamoroso capitò dieci anni fa, agli Allievi: a febbraio vinsero Arco, trascinati da Stefano Okaka, ai playoff uscirono col Lecce, perché il centravanti, tornato dopo essere andato in panchina coi grandi a 15 anni, in campo camminava.
FINTE E CONTROFINTE – Verde non ha camminato, si è impegnato a fondo, ma talvolta le sue 10 presenze coi grandi – più di tutti gli altri messi insieme – lo hanno portato a un errore tipico della situazione, il voler fare tutto da solo, preferendo la serie di dribbling o il tiro da fuori all’appoggio facile. Lo stesso atteggiamento dell’altra gara dopo l’esordio, la semifinale di Youth League con il Chelsea: non fu il peggiore ma andò tutto male, stavolta la Roma ha vinto e lui è stato decisivo.