(G. Piacentini) – Radja Nainggolan è uno di quei calciatori che spesso lascia alle sue spalle una scia di polemiche. Come quando, dopo la gara d’andata contro la Fiorentina, in Europa League, disse: «Se giochiamo in 11 siamo da Roma, quando uno o due non sono al massimo non siamo da Roma». Dichiarazioni che si prestavano a più di un’interpretazione e che hanno avuto bisogno di un chiarimento. Alla vigilia della gara che il Belgio ha giocato a Gerusalemme contro Israele – oggi pomeriggio il centrocampista sarà a Trigoria -, è successo lo stesso.
Stavolta l’argomento era il suo futuro, incerto a causa della comproprietà irrisolta col Cagliari. «Ho il 50% di possibilità di restare a Roma ma non sono preoccupato, c’è ancora tempo. Le società devono trovare un accordo, a volte le cose non vanno come desideri, la vita è così». Parole che, nonostante le rassicurazioni successive («Sono concentrato sulla Roma, è un grande club, una grande squadra, una città bellissima dove vivere») e il tweet riparatore («Ho specificato la mia situazione contrattuale»), qualcuno ha interpretato come un segnale.
Non è un mistero che squadre importanti, il Liverpool su tutti, sarebbero pronte ad offrirgli un ingaggio superiore al milione e mezzo (più i premi) che guadagna a Roma. La società giallorossa, forte di un ottimo rapporto con il Cagliari, con cui a fine stagione dovrà discutere dei riscatti di Astori e Ibarbo, ha già parlato con il suo agente ma non ha ancora raggiunto un accordo per il prolungamento (il contratto attuale scade nel 2018) e per l’adeguamento. Per restare a vita, il Ninja vuole il contratto della vita. La Roma non intende perderlo, ma senza svenarsi. Chi la spunterà?